Giulio si girò e guardò Monica che stava arrancando lungo il sentiero, “Forza! Ormai manca poco siamo quasi arrivati”.
“È quello che mi hai detto mezz’ora fa, e la mezz’ora prima” sbuffò Monica.
Ma questa volta è vero, guarda si vede benissimo la cima, dopo quella svolta c’è l’ultima rampa e poi siamo arrivati.
“Certo, come no” replicò Monica “anche prima mi hai detto la stessa cosa, e invece la cima è ancora lì alla stessa distanza”.
“Ma no, è solo un’illusione ottica, ora siamo arrivati davvero! Vedrai”
Monica si fermò per tirare un poco il fiato e si girò a guardare la strada percorsa. Vide sul fondo valle, ormai piccolissima, la mulattiera che dal rifugio dove avevano dormito portava al sentiero. Si inoltrava inizialmente in un bosco di abeti e larici, quella prima parte della camminata era stata decisamente piacevole, anche se il sentiero era ripido la frescura del bosco faceva sentire meno la fatica. Dopo circa un’ora di cammino però il sentiero usciva dal bosco e si inerpicava sul fianco erboso della montagna sotto un sole inesorabile e da lì in poi la camminata era diventata un incubo, anche perché sembrava non finire mai e quella maledetta cima era lì che la fissava senza avvicinarsi. Giulio aveva continuato a incitarla a camminare finendo solo per peggiorare il suo umore.
“Dai, un ultimo sforzo! Non fermarti”
“Ecco, appunto” pensò rabbiosa Monica. Raggiunse Giulio e superò la curva del sentiero e questa volta la cima era davvero lì a due passi! Il sentiero saliva ripido per un ultimo tratto roccioso, la pendenza era notevole ma la vista della meta ormai prossima le restituì le ultime energie. Monica partì di buona lena superando Giulio.
“Aspetta, non correre!” le gridò lui “Non sprecare energie, l’ultimo tratto è il più faticoso”.
“Mi hai rotto i coglioni finora dicendomi di muovermi e ora che lo faccio trovi ancora il modo di criticarmi?” sbottò Monica, continuando a camminare velocemente.
Doveva però ammetterlo, al di là della fatica era contenta di quella camminata ed era eccitata di raggiungere quella cima che Giulio le aveva sempre descritto in modo entusiasta, da lì avrebbe goduto la vista dell’intera valle sottostante.
“Adesso tocca a me dirtelo, forza muoviti!” disse ridendo girandosi verso…
“Ma che cazzo!”
Giulio era sparito. Il sentiero era sparito. Il sole era sparito.
Il cielo si era fatto nero all’improvviso e lei adesso si trovava in mezzo alle nubi che avevano coperto il monte.
“Mi avevi detto che il tempo può cambiare rapidamente in montagna, ma così si esagera.”
…
“Giulio, ci sei?”
Riuscì a sentire a malapena la sua stessa voce che sembrava sparire fra le nubi, figurati se la poteva sentire Giulio.
“Vabbè ormai la cima è lì, non può essere sparita” pensò Monica proseguendo il cammino.
Percorrere gli ultimi metri che la separavano dalla cima fu come camminare in un mondo inesistente fatto di ovatta, in mezzo alle nubi non riusciva a vedere praticamente niente se non il sentiero sotto i suoi piedi, anche tutti i rumori erano come spariti il che rendeva il tutto ancora più spettrale.
Arrivò in cima e l’unica cosa che riuscì a scorgere fu l’enorme croce piantata su alcune grosse rocce e fissata a terra con dei tiranti d’acciaio.
Camminò a tentoni in quel mondo grigio fino ad arrivare alla croce, scalò le rocce e si appoggiò alla struttura di metallo.
Era completamente circondata dalle nubi, tutto attorno era grigio e ormai non si vedeva né si sentiva più niente, se non fosse appoggiata alla croce le sarebbe sembrato di galleggiare nel nulla.
Provò a urlare chiamando Giulio, ma non dalla sua bocca non uscì nessun rumore.
Tutto era silenzioso e grigio in quel mondo di ovatta.
Pensò di scendere dalle rocce di tornare sul sentiero per cercare Giulio, ma aveva paura che se avesse lasciato quella struttura in metallo sarebbe caduta per sempre in quel nulla grigio.
Si strinse con tutte le sue forze alla croce e si abbandonò a quel mondo di ovatta.
Racconto di Marco Pizzoni
Carino. Bravo.
RispondiElimina