giovedì 19 marzo 2015

LA FESTA DEL PAPA'

Quando ero piccolo, anche se non si poteva, mio padre ogni tanto mi portava al lavoro con sè. 
Faceva il ferroviere e per un bimbo di otto anni guidare un treno equivale al Nirvana. Salii su carrozze pilota, su un locomotore serie E632 e un vecchio E636 e mio padre mi 'insegnava' a guidarle, mi spiegava le cose e mi svelava i loro segreti. 
Tra gli equipaggiamenti allora futuristici c'era da poco il sistema di ripetizione dei segnali, una roba avveniristica che emetteva un 'bip' all'avvicinarsi del semaforo, un aiuto notevole se porti tonnellate di ferro a 150 km/h per chilometri e chilometri.
Sentivo un 'bip', schiacciavo un bottone e controllavo la velocità'.
Mi sentivo grande. 
Lo stesso 'bip', ripetuto ma a intervalli sempre più dilatati, l'ho sentito tre anni fa, in terapia intensiva, quando mi chiamarono per vedere mio padre morire. 
Un suono monocorde, che scandiva il tempo e la fine di mio padre. 
Non è stato caritatevole.
Non è stato umano.
E' stato tremendo: ho visto mio padre spirare dopo che era malato da mesi. 
A lui hanno tolto la dignità e a me hanno tolto la possibilità di ricordare mio padre in salute e sorridente, come lui avrebbe voluto. 
Ciao, Papà. 

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