lunedì 16 marzo 2015

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Arrivati a questo punto, dopo anni di cazzate e un silenzio di qualche giorno, ho deciso, per una volta, di scrivere qualcosa di sensato. 
Non è detto che abbia senso per chi legge, l'importante è che ne abbia per me perché diciamocelo, questo mondo è egoista e stavolta non ho voglia di essere diverso. So benissimo che a nessuno frega un cazzo di come sto, ma francamente dopo anni passati ad ascoltare la gente e i suoi futili problemi per una volta faccio io quello che sfrangia il cazzo agli altri e racconta i suoi. 
Bene, non ho più voglia di un cazzo. Sono arrivato al capolinea. 
Mi si potrà dire che ho tutto quello che voglio, che sono fortunato, che non ho da lamentarmi perché dopotutto c'è chi sta peggio e bla, e bla, e bla.
Ebbene, STOCAZZO. Mi sono rotto il cazzo di stare zitto, del buonismo dei bambini malati di cancro, dei vostri selfie felici con figli, famiglia, pranzi, gattini, citazioni colte che non legge nessuno e foto di gente morta a vent’anni di malattie o disgrazie non cercate… nemmeno io ho cercato quello che mi è capitato. Sono stato sfortunato, certo. Ma d’altronde non poteva essere altrimenti: la mia famiglia non è fortunata, io non faccio eccezione e ho trovato una compagna che non lo è nemmeno lei. Ce ne sono capitate di ogni e francamente dopo una vita di prove del fuoco non ce la faccio più.
Sono arrivato a un punto in cui non ho più prospettive. Non ho più stimoli, non ho un cazzo di voglia di nulla e non ho nemmeno voglia di vivere, non è difficile da capire se ci si mette nei miei panni.
La goccia che ha fatto traboccare il mio vaso ormai colmo è che qualche mese fa mi hanno diagnosticato un tumore. Benigno, fortunatamente. Il fatto però è che io queste cose le prendo male, ho perso papà un paio di anni fa e in un attimo mi sono rivisto nelle sue condizioni, malato, morente e impotente di poter fare qualunque cosa se non sopportare la malattia e veder arrivare la morte. 
Non dovrei andare tanto avanti a rimuginare perché è benigno. È vero. So benissimo che quanto scrivo sembra completamente illogico e me ne rendo conto, fatto sta che se mi dicono che al 98% una cosa è benigna io mi convinco di essere in quel 2% di statistica negativa, perché in vita mia non sono stato granché fortunato, l’ho appena scritto. 
Quindi, alla luce di questa ennesima paranoia ho iniziato a pensare a quanto mi restava, a cosa fare, a come sistemare tutto prima di andarmene per non far pesare i sospesi relativi alla mia dipartita su mia moglie. Ho atteso il primo screening convinto mi avrebbero trovato ormai in metastasi senza alcuna cura e mi sono visto dare sei mesi di vita. Come immaginavo non hanno trovato nulla. Mi sono sentito come se mi avessero dato un gratta e vinci con su scritto 'vai, hai vinto un anno di tranquillità'. 
Io quell'anno però non l'ho avuto: tolti un'altra serie di casini che mi si sono accavallati, tolte le medicine per l'epilessia che mi danno depressione e ansia che si aggiungono al mio carattere già di per se pessimista e negativo, mi sono ritrovato a fare il bilancio della mia esistenza. E allora via, pensi a cosa hai sbagliato, cosa potevi fare meglio, cosa potevi non fare, con chi potevi o non potevi scopare, suonare, divertirti...e poi capisci che non ha senso, perché è tutto passato e oltre al ricordo non è rimasto nulla. Ormai sono qui, con un tumore al cervello, l'epilessia e la depressione e nulla di quello che faccio mi stimola più: viaggi, dischi, uscite al pub, cene...un cazzo. per me è tutto meccanico, tutta routine. Mi sento un robot. Vorrei addormentarmi e svegliarmi felice in un altro mondo o forse, visto che mi sento veramente stanco, vorrei non svegliarmi più. 
Mi spiace solo di non aver lasciato nulla più che un'accozzaglia di oggetti di cui i miei cari faranno fatica a sbarazzarsi. Avrei voluto lasciare un segno del mio passaggio, qualcosa che dimostrasse che sono esistito e ho contribuito nel mio piccolo alla storia di questo mondo: un figlio, un disco, un libro....invece non lascerò nulla a parte qualche disco, qualche vestito e dei ricordi che piano piano sbiadiranno facendomi finire nell'oblio, come è successo a tanti venuti prima di me e tanti altri che verranno dopo. 
Non mi interessa se sembro puerile, non mi interessa se ho amici, amiche, mamma o parenti che saranno distrutti dal dolore. Ho passato sei mesi a vedermi morto e a pensare come gli altri potessero sopravvivermi che ormai non riesco a più né a immaginarmi vivo né a immaginarmi in un qualsiasi futuro.
Mi spiace, ma questo per me è insopportabile, non ce la faccio a continuare così.
Questo Fu l'ultimo post su Facebook: settantadue 'mi piace', un 'MUORI E NON ROMPERE IL CAZZO' e nient'altro. 
Il profilo rimase aperto per qualche mese dopo la morte e qualche amico azzardò, di tanto in tanto, uno o due post di ricordo.

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