martedì 7 aprile 2015

COMPLEANNI

Si alzò di scatto, contento come una pasqua. Quasi inciampò nello scendiletto e a momenti non si spaccò il mento sullo stipite della porta per la fretta di raggiungere la cucina. Appena arrivato accese il gas, ci mise sopra la moka preparata la sera prima, prese dallo scolapiatti la tazza nera sbeccata e senza manico con il logo consunto dei Def Leppard e ci mise dentro le solite due capsule di dolcificante assieme a un cucchiaino che aveva visto sicuramente giorni migliori. 
La giornata per Giuseppe iniziava banalmente come tante altre, ma oggi c’era qualcosa che la rendeva differente: era lunedì, che significa che il negozio era chiuso e lui poteva trascorrere il tempo tranquillamente come e dove voleva ma soprattutto aveva un pacco da aprire. Nulla di eccitante, se non fosse che il pacchetto gli era stato recapitato in negozio il giorno prima dal Belize ed era stato inviato da una persona di cui a momenti non ricordava nemmeno l’esistenza, ovvero un suo vecchio compagno di classe delle medie…o forse solo una persona che aveva lo stesso nome e cognome del suo compagno di classe. 
Si mise a fissare il pacchetto di cartone rigido e tappezzato per metà di francobolli con immagini esotiche, la grafia ordinata e un po' inclinata con cui il mittente aveva scritto l'indirizzo e gli angoli un po' consunti che testimoniavano la poca cura dei servizi di recapito che avevano maneggiato il collo fino a destinazione. Scorse nuovamente la frase scritta sotto l’indirizzo che recitava 'non aprirlo prima del 17 aprile!' scritta nella medesima grafia lineare e gli torno in mente che il giorno prima stava per rifiutare il pacco fino a che non lesse quella strana postilla. Cambiò idea solo perché si rese conto che il mittente lo conosceva, o almeno sapeva quando compiva gli anni. Il silenzio fu rotto per un attimo dal gorgoglio della moka, Giuseppe spense il gas, versò il contenuto nella tazza, diede tre o quattro giri col cucchiaino per poi lanciare lo stesso nel lavabo, trangugiò il caffè al volo senza nemmeno sentire il sapore e senza mai staccare gli occhi dal pacchetto. 
Posò la tazza, chiuse gli occhi, inspirò e, con molta calma, espirò. Prese un coltello dal ceppo e con cura tagliò il nastro adesivo applicato ai bordi e successivamente, nemmeno fosse un cardiochirurgo, aprì il pacchetto con estrema delicatezza per essere sicuro di non rovinare nulla del contenuto, qualunque cosa fosse.
All'interno trovò una cornice di legno intagliata finemente contenente una foto di una donna sui quarantacinque anni in topless in posa sexy sdraiata su una spiaggia immortalata al tramonto: riconobbe senza fatica la sua ex moglie. Esaminò distrattamente la foto e successivamente la cornice: la soppesò, ne esaminò le incisioni e si rese conto che era un manufatto di un certo valore, non roba da mercatino per turisti. Assieme alla cornice c'era un biglietto vergato nella grafia di Luisa che recitava un laconico 'nemmeno stavolta, vero? EDDAI!', e un dvd registrato senza nessuna indicazione. 
Rimise tutto nel pacco in maniera approssimativa e sorridendo andò a lavarsi e a cambiarsi. Dopo una mezz'ora riaffiorò dal bagno vestito in maniera decente e con vent'anni meno di quelli che dimostrava con la barba sfatta e il pigiama da malato che aveva addosso fino poco prima.
Inspirò con calma nuovamente, riprese il pacchetto, riesaminò daccapo l'involucro e si fermò sull'indirizzo del mittente e sul modo di scrivere la ‘e’ del suo nome: solo in quel momento riconobbe la scrittura camuffata della moglie. Ci era cascato, nuovamente. 
Ci pensò su per un attimo: dopotutto aveva soldi, tempo e volendo poteva andare a trovare la sua ex moglie, prenderci un caffè e magari passarci ancora un po' di tempo assieme, dopotutto si erano lasciati bene. Anche se fosse partito senza avvertire non se ne sarebbe lamentato nessuno, tanto meno Susanna, la ragazza di trentacinque anni con cui stava attualmente e che da qualche giorno era scomparsa, probabilmente con il solito nuovo amante che le sarebbe durato una settimana o due. Giuseppe lo sapeva ma gli andava bene così: non gli piacevano gli imprevisti e tutto sommato a parte quella stranezza Susanna era una a posto.
Si mise addosso una giacca e uscì a godersi il sole primaverile, passeggiò lasciando fluire pensieri, idee, fantasie, perfino l'idea di andare veramente dall'ex moglie per vedere come avrebbe reagito. 
Si infilò in panetteria, prese il solito pane e due brioches alla crema e tornò in casa. Dopo aver sistemato la spesa prese la cornice appena arrivatagli e la appese con cura al muro in soggiorno proprio a fianco ad altre dodici simili che ritraevano l’ex moglie in pose diverse e in posti diversi; ne aveva ricevuta una per anno, sempre per il suo compleanno, sempre da lei. Lo fregava ogni volta perché usava ogni anni una grafia diversa, un nome diverso e dei pacchetti di forme differenti. Era il loro gioco dopotutto, ma lei era sempre più fantasiosa di lui e malgrado tutto riusciva sempre a stupirlo.
Si chiese più di una volta il perché di tale rituale, ma l’unica risposta che di dette fu che forse lo faceva per fargli pesare di essersi lasciato scappare una vita felice con lei. 
Smise di pensare all’ex moglie, fece due passi indietro e rimirò le foto. Sorrise, tornò in cucina, prese una brioche e il dvd e lo infilò nel lettore e continuando a mangiare. Lo guardò senza entusiasmo perché sapeva già cosa conteneva, dopotutto ne riceveva uno all’anno, assieme ad ogni cornice: era un filmato amatoriale di sua moglie che si faceva scopare da degli sconosciuti. Skippò in avanti e, come nei precedenti, c'erano anche dei filmati amatoriali della sua attuale ragazza che si faceva scopare da altri sconosciuti.
Deglutì con calma l'ultimo boccone, quello più ricco di crema, mentre sullo schermo della tivù andava in onda una sborrata in faccia a Susanna. Non pensò a nulla per qualche secondo, estrasse il dvd sorridendo e lo mise via assieme agli altri in una scatola su una mensola in soggiorno, poi aprì la scatola a fianco e guardò la serie di esami che il medico gli aveva prescritto per controllare il linfoma che aveva avuto un paio di anni prima: non lo aveva detto a nessuno, se lo era tenuto per lui, dopotutto a nessuno fotte quando stai male, vogliono che gli rispondi che stai bene, anche quando non è vero. 
Si rese conto che l'aveva scampata, sapeva che con tutta probabilità l'avrebbe sfangata qualche anno ancora a fare il topo nel negozio, sapeva che prima o poi sarebbe comunque morto. Si chiese il perché. Perché sgobbare? A che pro? Per morire e lasciare soldi e beni a nessuno? Aveva appena compiuto cinquant'anni per miracolo, fanculo. Decise di fottersene. Al diavolo tutto. Sarebbe sparito, avrebbe rivisto la moglie e avrebbe passato il resto della sua vita a chiavarsela o, male che fosse andata, a chiavarsi una serie di mulatte col culo scolpito. 
Preparò al volo un trolley con tre cose in croce buttate dentro a caso, uscì nuovamente di casa, andò in agenzia viaggi e prenotò il primo volo disponibile per la località di provenienza del pacchetto. 
Ora si sentiva bene davvero. Bene come non lo era mai stato. 
Perché finalmente non aveva più paura di un cazzo.

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