venerdì 3 luglio 2015

INCROCI

Il rumore sordo del motore copriva praticamente tutto, tanto è vero che già a cento chilometri l’ora sembrava di decollare e non si riusciva a parlare anche coi finestrini chiusi. Forse è per quello che aveva montato un impianto autoradio bello potente sull’auto: voleva sentire la musica, non il casino.
Stanotte però Diego non aveva voglia di correre: si stava godendo la statale con il finestrino abbassato e l’autoradio a cassette al giusto volume che appena copriva i rumori provenienti dall’esterno e il borbottio del motore che girava placido senza fatica: era tranquillo e rilassato, si sentiva sereno.
Attraversò un incrocio con prudenza ma non si accorse che, nell’attimo di un battito di ciglia, gli erano venuti addosso buttandolo fuori strada. L’auto cappottò e dopo un paio di giri su se stessa finì nel prato adiacente rimanendo capovolta; rimase un fanale acceso e nient’altro a indicarne la posizione. Dopo qualche momento si sentì poco lontano un rumore sordo e affaticato di ferraglia e un motore che si allontanava lentamente, poi il silenzio e il buio la fecero da padrone. 
Non si scoprì mai chi lo aveva tamponato né il motivo; era un incrocio isolato, fuori città. Sull’asfalto non c’erano nemmeno i segni di una frenata e nessuno si costituì. L’auto di Diego era stata investita da qualcosa spuntato dal nulla e scomparso nel nulla.
Lo trovarono un’ora dopo: il guidatore di un’auto di passaggio notò la luce fioca emanata dal fanale quasi spento e pensando a qualche manifestazione magica si fermò per curiosare. Appena resosi conto di quanto successo chiamò subito l’ambulanza che ci mise altri quaranta minuti per arrivare ma fece un viaggio a tutta velocità a vuoto: arrivati sul posto si resero conto che non c’era più nulla da fare. 
Era morto poco dopo l’impatto ed era rimasto intrappolato in auto; aveva qualche livido e un paio di tagli da cui aveva perso sangue ma la cosa che stupì tutti fu l’espressione serena e sorridente del volto: pareva dormisse, tant’è che i primi soccorritori pensarono fosse semplicemente privo di conoscenza.
Prelevarono il corpo e seguì la solita trafila: ospedale per l’accertamento e successivamente una cella frigorifera dell’obitorio. 
Per il riconoscimento si presentarono Ivana, la sorella di Diego, assieme a due amiche con cui stava passando la serata fino a qualche ora prima; le tre donne fissarono incredule il medico legale perché anche loro non riuscivano a credere che fosse realmente morto: il viso aveva un’espressione beata, come un bambino felice o un ragazzo dopo aver fatto l’amore. Vederlo era quasi rassicurante tant’è che nessuna delle tre accennò una lacrima.
Il medico legale porse ad Ivana un sacchetto della spazzatura con i pochi effetti personali rimasti e gli disse che poteva vedere l’auto presso un parcheggio convenzionato e verificare i danni e il veicolo ma gli anticipò che non era un bel vedere e che probabilmente l’auto sarebbe stata da demolire.
Ivana insistette e il giorno dopo si recò dove indicato. Voleva vedere coi suoi occhi, sentire l’odore, verificare non sapeva nemmeno lei cosa. Un meccanico svogliato le indicò sommariamente dove stava il rottame e le disse di fare attenzione a non tagliarsi, poi tornò a farsi i fatti suoi smontando una vecchia Opel.
Ivana arrivò all’auto di Diego, le buttò un’occhiata prima all’esterno e poi all’interno riuscendo a malapena a trattenere le lacrime: non c’era nulla di strano, ma d’altronde che sperava di trovare?
Tornò a casa e si rattristò, perché finalmente si rese conto che Diego non c’era più. Si accasciò su una poltrona e svenne per qualche minuto, sfinita dalla stanchezza. Dopo un po’ si alzò e decise di mettere un po’ di ordine e fare la cernita del sacco con gli effetti personali che il medico legale le aveva dato: trovò i vestiti rotti e insanguinati, una catenina, un orologio, il portafogli e un’ audiocassetta, probabilmente quella che Diego stava ascoltando al momento dell’incidente.
Trovò a fatica un registratore a cassette nel box e fece suonare la cassetta per mera curiosità, ma appena sentì le parole e riconobbe il pezzo capì perché Diego aveva quel sorriso e trattenne a stento le lacrime: in un momento finalmente felice per lui qualcuno lo aveva strappato alla vita. 
‘…It feels so good to feel again…’

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