sabato 7 novembre 2015

AMICI VERI, AMICI PER SEMPRE

Forse la nostalgia, forse la curiosità o forse entrambe le cose fecero decidere ad Antonella e Marta, amiche di lunga data, di ritrovarsi dopo qualche anno che avevano finito l’università assieme ad altri compagni di corso. Erano in tutto ventisette ed erano tutti rimasti chi più chi meno in contatto negli anni tranne qualche raro caso, ma decisero comunque di organizzare una rimpatriata anche per i dimenticati e quelli meno simpatici. 
Per l’occasione fecero le cose in maniera se non perfetta quantomeno molto curata nei particolari: Antonella badò personalmente a trovare il locale, alla scelta degli arredi e del tema della serata, mentre Marta pensò a rintracciare le persone, a inviare gli inviti e organizzare le tempistiche con i fornitori.
Come location venne deciso di sfruttare un capannone riadattato a discoteca che non aveva ancora aperto i battenti ed era appena stato ristrutturato: il tema sarebbe stato il galà di capodanno con cena, champagne e musiche di archi curate da un dj. 
Dopo nemmeno tre giorni su ventisette inviti Marta ricevette venti risposte affermative, in più alcuni degli invitati insistettero per vedersi prima in modo da poter collaborare per assicurare la piena riuscita della festa; fu pertanto deciso di organizzare una serata preventiva un paio di settimane prima dell’evento per dividere i compiti e permettere a chi voleva di prodigarsi ulteriormente per aiutare, anche se la serata era più una scusa per rivedersi ufficiosamente tra gli ex compagni più affiatati.
Si ritrovarono circa in dodici in un ristorante dove approfittarono per fare un po’ di baldoria e ricordare i vecchi tempi: a metà serata, complice il vino che scorreva a fiumi, l’allegra combriccola si lasciò andare a qualche commento colorito sugli assenti per poi concentrarsi in particolare su uno che pare non fosse generalmente né troppo simpatico né troppo socievole a tutti i commensali, tant'è che bastò rievocare il nomingnolo che questo personaggio si era guadagnato in università per incentrare il discorso su di lui e metterlo palesemente alla berlina.
‘uhhhh…il lebbroso! Ma ve lo ricordate Mimmo? Chissà che fine ha fatto e come è messo….mio dio che sfigato, io non lo sopportavo, aveva sto fare gentile, dimesso, la sapeva sempre tutta lui, sto nerd odioso.’
Un altro commensale, imbruttito dal vino e con la cravatta allentata, si lasciò andare a un'altra confessione: ‘già, io lo avrei gonfiato un botto di volte, ma alla fine…era come sparare sulla croce rossa. E poi fuori non lo trovavi mai, veniva al corso, usciva e correva a casa, chissà che doveva nascondere...però qualcun altro le ripassate gliele dava eccome…e faceva bene, vista la faccia da cazzo che aveva!'
La seratà proseguì così per almeno quaranta minuti con i discorsi monopolizzati su ‘Mimmo detto il lebbroso’ e su una serie di verità, congetture, voci popolari che alla fine della serata e delle tre bottiglie di limoncello divennero vangelo. Qualcuno azzardò anche un riadattamento della festa come enorme scherzo per Mimmo, ma una volta svanita l’euforia alcolica si decise di passare una serata piacevole e galante e non di organizzare una farsa con protagonista un reietto che avrebbe dovuto subire chissà che umiliazioni. 
Tre giorni dopo la cena Marta ricevette una telefonata da parte di una ex compagna di corso che non era riuscita a venire alla serata al ristorante.
‘ah, ma vi siete trovate! Miodddioooo, mi spiace di non essere venuta, chissà che bella serata!, io ero in Oman per lavoro…non ho proprio fatto a tempo, ho saputo tutto il ritardo’
‘già, eravamo al ‘Pozzo Antico’, lo ha prenotato Daniele…eravamo una dozzina…io, Antonella, Sara, Daniele, Giordano, Stefano, Corrado, Vittorio…insomma, tutti i belli. Abbiamo parlato un po’ dell’organizzazione del ventisei, rivangato il passato e poi vabbé, raccontato qualche aneddoto divertente, due cazzate…oh, ma tu te lo ricordi il lebbroso?’
‘…’
‘pronto, Ale…sei sempre li?’
‘s…si. Ma deduco voi non sappiate nulla di Domenico.’
‘beh, era lo sfigato, l’emarginato e nessuno lo ha più sentito dopo l’uni…non mi dire che è diventato un pezzo grosso perché non ci credo…e magari ha sposato una playmate’
‘non direi proprio. È morto due anni fa…bene o male i miei erano rimasti in contatto con i suoi e seppi la cosa…una roba tremenda: era in cura dallo psichiatra perché tra parenti e compagni di università ne aveva passate di ogni...lui era uno sensibile, introverso...a farla breve lo hanno trovato impiccato in casa con un sacchetto avvolto in testa'
Marta rimase di sasso: anche se Mimmo era uno sfigato da prendere per il culo non era così cattiva da augurargli la morte o una fine così atroce. Rimase al telefono con Alessandra per qualche altro minuto dove quest’ultima le raccontò alcuni particolari del funerale e le disse che la famiglia era irreperibile perché si era trasferita all'estero perché restare in Italia non li aiutava a superare il dolore della perdita. 
Una volta conclusa la comunicazione, Marta iniziò a chiamare dapprima Antonella e poi gli ex compagni per spargere la voce. Tutti seppero la notizia e ognuno la prese a modo proprio, ma fu comunque deciso di continuare con l'organizzazione della festa perché i preparativi erano troppo avanti e disdirla sarebbe stato troppo oneroso. Aggiunto a ciò Antonella decise arbitrariamente che non aveva senso buttare tutto per un assente, tanto più se la persona che mancava non era certo la benvenuta fin dall’inizio, per di più sotto terra da un paio di anni: Mimmo era morto, tanto ne valeva continuare senza di lui.
La sera della festa fu tutto perfetto: nessun intoppo, nessun forfait, organizzazione perfetta e nessuna sbavatura. Sembrava quasi uno di quei film americani dove la vita è perfetta e senza alcun difetto, dove tutti sono felici e amici tra loro e dove i problemi non esistono o, se ce ne sono, si riducono al colore del vestito da indossare la mattina. Si aprirono le danze verso le dieci e dopo i convenevoli si iniziò a festeggiare in modo sempre più alcolico e chiassoso, approfittandone per un brindisi a ogni momento. 
Quando fu vicina la mezzanotte Antonella fece sfumare la musica e si fece passare il microfono dal dj; lasciò che si acquietassero le ultime chiacchiere e quando tutti furono silenti iniziò un breve discorso di ringraziamento verso lo staff, il dj, il catering, i fotografi e soprattutto tutti gli intervenuti che chiamò per nome non scordando nessuno. Alzò il flute colmo di champagne brindando alla salute di tutti e poi riprese a parlare.
'Stasera manca una delle persone più importanti per tutti noi: Domenico. Sono sicura che tutti avremmo voluto fosse qui, ma purtroppo il destino non ha voluto così. Mimmo, sei sempre stato il migliore e ti ho sempre voluto bene...e sono sicura che tutti la pensano come me. Se solo potessi sentirci, Mimmo, vorrei sapessi che a tutti noi manchi tantissimo e vorremmo che fossi qui con noi a festeggiare'
Alzò il bicchiere e vuotò il flute in un colpo solo lasciandosi andare a un ultimo 'per Mimmo' detto con la voce rotta dall'emozione. Applaudirono tutti, qualcuno ne urlò il nome, altri accennarono una lacrima.
Antonella ringraziò nuovamente e porse il microfono al Dj che ricominciò a mettere musica per fare continuare la serata.
Verso le sei di mattina, stanchi, assonnati, ubriachi o sfatti, tutti si congedarono con saluti e abbracci ripromettendosi di organizzare una serata simile senza lasciare passare altri dieci anni. 
Di Domenico, o Mimmo, o il lebbroso, non fregava più niente a nessuno: a tutti erano bastate tre finte moine e un minuto di ipocrisia per lavarsi la coscienza e sentirsi in pace con se stessi relegandolo a uno spiacevole ricordo lontano.

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