martedì 2 agosto 2016

ATTIMI

Si sta facendo gli affari suoi giocando con la playlist del cellulare. Subito dopo naviga su un paio di siti internet, poi guarda le applicazioni social per incontri, poi si stufa a inizia a guardare fuori dal finestrino.
Il bus continua a procedere e fermarsi, come sempre durante l’ora di punta. Piero è rassegnato, non aveva voglia di prendere la sotterranea. Malgrado la temperatura bassa e il vento è una bella giornata e vuole godersi gli ultimi scampoli prima di chiudersi in casa per il resto della serata.
Il suo sguardo si ferma su una Smart che procede a singhiozzo a fianco del bus, guidata da una ragazza coi capelli cortissimi biondo platino. A naso sarà più giovane di lui di una decina di anni, ma ne rimane comunque incuriosito oltre che attratto dalla bellezza. La ragazza è vestita casual, con i jeans strappati, una maglietta verde pistacchio che si nota appena infilata sotto un maglione attillato rosso e un trucco pesantissimo sugli occhi. Dopo aver osservato la persona si sofferma sui particolari: un ciondolo sottilissimo al collo, un paio di bracciali forse di argento altrettanto sottili e un grosso cronografo al polso sinistro, probabilmente di marca. La borsa sul sedile del passeggero non sembra costosa, ma non può dirlo con esattezza perché non riesce a vederla bene e subito dopo la ragazza la lascia cadere dal sedile dopo aver pescato un pacchetto di sigarette.
Subito dopo aver estratto il minuto e mezzo di vita in meno in forma tubolare anche il pacchetto fa la stessa fine, buttato dove capita. La ragazza si accende nervosamente la sigaretta, poi tira giù il finestrino per fare uscire il fumo dall’abitacolo non togliendo gli occhi dalla strada.
Il bus e la colonna di auto procedono lentamente e Piero non toglie lo sguardo dalla ragazza di cui è sempre più incuriosito. Guarda grossomodo dove si trova per non sbagliare fermata, poi torna a guardare la ragazza. Lei si gira e finalmente si accorge di lui, lo guarda per un attimo e scocciata gli mostra il dito medio, poi si rigira e torna a farsi i fatti suoi. Piero riprende il cellulare e ritorna a giocherellarci per qualche minuto, poi si stufa e torna a guardare fuori dal finestrino. Al posto della smart ora c’è una vecchia Punto van che ha visto giorni migliori guidata da un vecchio calvo con una tuta blu, probabilmente un idraulico.
Ora mancano ancora circa sei fermate alla sua, poi dovrà prendere il tram e lasciarsi cullare dallo sferragliare fino casa. 
Semaforo, coda, fermata: le porte si aprono per lasciare scendere le persone quando il suo sguardo viene incrociato da quello di una ragazza che lo stava già fissando. Sia guardano ancora per qualche istante, poi lei scende, incamminandosi ma non prima di averlo guardato un’ultima volta.
Piero scende, e non sa perché. La segue, la chiama.
‘scusa’
La ragazza si gira. Minuta, gracile, non proprio il tipo di persona appariscente non fosse per il cappotto spinato bianco e nero che la fascia e che lascia intuire appena la linea del fisico. Però ha qualcosa, un portamento signorile che non passa inosservato.
Lo guarda senza proferire parola ma è li, ferma sul marciapiedi, in attesa che lui continui il suo discorso.
Piero rimane come imbambolato per un attimo. L’ha fermata, ma ora? Perché lo ha fatto? Che le dice? Che si inventa?
‘posso offrirti un caffè? Solo un caffè. Cinque minuti.’
La ragazza rimane stupita dalla richiesta ma annuisce.
‘facciamo là?’ dice indicando un caffè sito dall’altra parte della strada.
‘sta bene. andiamo!’ e con la mano le fa strada come un gentiluomo d’altri tempi.
Dopo essersi seduti nell’angolo più caldo e appartato del caffè, dopo le classiche presentazioni più che formali e dopo qualche attimo di imbarazzo, Piero prova a riaprire bocca e a dire qualcosa di sensato alla ragazza che ha scoperto chiamarsi Lucia. Non trovando nulla di minimamente decente opta per la piena onestà.
‘devi scusarmi, non mi capita spesso di fare queste cose.’
‘oh, beh, a me capitano sempre queste proposte. Di solito le fanno sempre a me e mai alla modella bionda e alta che mi si ritrova a fianco’
‘no, dai, intendevo che non mi capita spesso di fermare gente per strada…si insomma…’
‘ho capito. Ma allora perché lo hai fatto?’
‘l’ho ‘sentito’. Ti sembrerà idiota, ma tra il come mi guar…il come ci guardavamo c’era qualcosa. Scusami, ma io a queste cose ci credo.’
Lucia lo guarda distaccata
‘io no. sono cresciuta per le favole e no, la vita mi ha proprio insegnato che le favole di questo tipo non esistono’
‘ma allora…perché sei qui?’
Lucia beve un sorso del tè che ha ordinato, poi guarda Piero.
‘ero curiosa. Non capita tutti i giorni’ gli dice sorridendo. ‘e poi è una bella botta all’autostima.’
‘beh, non dovresti sottovalutarti così. Dopotutto hai il tuo bel perché’
Lucia si adombra, beve un lungo sorso di te, poi guarda Piero.
‘scusa, ma devo andare’.
‘no…non volevo offendere.’
‘no, lo so. Ma devo andare. Scusami.’ Prende cinque euro dal portafogli dentro la borsa e li appoggia sul tavolo, poi si alza.
‘e’ stato…strano. Grazie per il tempo e il tè. Ciao.’
In men che non si dica scompare fuori dalla porta, lasciando Piero interdetto. Avrebbe voluto chiederle il numero, chiederle di rivedersi, parlare nuovamente. In quei pochi attimi è stato bene come non stava da mesi. Da quel giorno tenta in tutti i modi di rintracciarla, dalle applicazioni del telefonino per rintracciare persone al prendere il bus ogni giorno facendo lo stesso tragitto per vedere se riesce a rincontrare Lucia.
Lucia invece è fuggita per paura di stare male nuovamente. Arrivata a casa si è data tre volte della stupida e dal giorno dopo prova a vedere se ritrova Piero, senza fortuna.
Passeranno il resto della loro vita volendo bene ai loro rispettivi compagni ma senza provare le emozioni di quel pomeriggio, morendo anziani ma senza scordarsi mai ne di quel momento ne l’uno dell’altra.

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