Suonano il campanello, si alza e va alla porta anche se prima di aprire cerca di sistemarsi i capelli al meglio e si stira la maglietta in qualche maniera.
Dopotutto chi può suonare inaspettato alle tre di pomeriggio di domenica? Apre e si ritrova davanti una modella. A occhio deve essere svedese, ma non è proprio una modella, è troppo ‘in carne’ per esserlo…cioè non è in carne, è perfetta…è solo ‘in carne’ per essere una modella. La riguarda ancora: è semplicemente perfetta, una gran bella donna. Un metro e settanta, capelli biondi, occhi azzurri, fisico armonioso…il suo sogno proibito.
Gli sorride e lo saluta, lui, di rimando rimane fermo sulla porta con un punto interrogativo sulla testa grosso come una casa.
‘beh, non mi fai entrare?’
‘entra’.
Si scosta meccanicamente, la fa passare, lei entra, si guarda un attimo in giro ed entra decisa in salotto, sposta due cose e si siede sul divano nel punto meno sporco. Accavalla le gambe con fare sinuoso e chiama il proprietario di casa.
‘beh? Resti lì con la porta aperta o vieni qui?’
Chiude la porta e va in soggiorno. Riguarda la donna. Gli pare di conoscerla, ma chi è?
‘oh, finalmente’.
‘finalmente?’
‘siediti qui, fammi compagnia’
Oddio. Ma questa chi è? Sta a vedere che questa è una che cerca dote. Non è che abbia trovato granché, tolto la casa non rimane granché. Forse due vestiti firmati e tre paia di scarpe per le grandi occasioni.
‘qualcosa da bere?’
‘Bavaria’
‘arrivo’
Va in cucina, apre il frigo e prende le ultime due lattine di birra: una Bavaria e una Lowenbrau. Ricordava di averne di più, ma o non si ricorda di aver fatto spesa o se l’ha fatta è stata tempo fa.
‘eccola’
‘bravo, proprio quella che volevo’.
La stappa, ne beve un sorso e riprende a parlare facendo bene attenzione che lui stia bevendo quando attacca.
‘allora con Carla è tutto finito?’
E questa come lo sa?
‘eh, da tempo ormai. Non le piaceva il fatto che non prendessi mai una decisione.’
‘e te la sei lasciata scappare.’
‘eh, già…prima o poi un’altra arriverà’.
‘forse. Ma se non cambi un po’ non arriverà niente’
‘ma tu che ne sai?’
Si guarda dall’alto in basso, si accarezza le curve, poi fissa lui.
‘sono una donna, mi pare. E se te ne stai qui la domenica puzzando di piscio e alcool nemmeno offrendomi un bicchiere per la birra…non attirerai molte donne, sai? Almeno questo è quello che noi donne pensiamo’
Rimane mortificato, un po’ perché non si ricorda quando si è cambiato i pantaloni della tuta e un po’ perché si rende conto di non averle offerto manco un bicchiere come sarebbe d’obbligo fare.
‘scusa’
‘è un po’ tardi per quello che è successo, ma non è tardi per cambiare registro o rendersene conto. Con la strizza? Hai smesso anche con lei?’
‘da un po’. Non avevo i soldi.’
Si guarda in giro.
‘per i dischi vedo che non sono mai mancati’
‘già, ma questi non valgono molto…’
Lo guarda fisso negli occhi.
‘piccolo mio, vedo almeno tre dischi da trecento euro l’uno.’
Basito si irrigidisce. Una figa senza senso ti entra in casa, si inizia a preoccupare della tua vita sociale e conosce perfettamente a occhio i tuoi dischi. La conosco? Una vecchia amica, visto che ha una faccia familiare?
‘ma scusa…perché sei qui?’
‘mi hai chiamato tu, dovresti saperlo.’
Non ricorda di aver chiamato nessuno. Si incuriosisce mentre la ragazza lo fissa sorridendogli.
‘sinceramente, non ricordo di aver fatto telefonate, oggi. E nemmeno ieri’
‘ero al bar l’altra sera. Ecco un’altra delle cose che dovresti smettere di fare: devastarti così tanto.’
‘ero giù per la storia di Carla’
‘oh, ma piantala, Carla ti ha lasciato quattro anni fa e ancora ci rimugini sopra dopo tutto quello che ti ha fatto.’
Sa che ha ragione, ma questa chi è?
‘si ma tu chi sei?’
‘siamo stati assieme tutta la sera al bar, sarei venuta da te la notte ma poi son dovuta tornare a lavorare’
‘ah. Vuoi dire che io ti ho chiesto di stare da me?’
‘mi hai invocato, diciamo’
‘e che saresti, un angelo?’
‘far from that’
La ragazza sorride, poi riprende a parlare.
‘io sono qui perché è da quando Carla ti ha mollato che mi chiami, e francamente mi sono stufata un bel po’. Poi vedere che non fai nulla per ripigliarti e dalla mattina alla sera non fai che chiuderti in te stesso e piangerti addosso mi fa incazzare ogni giorno che passa. E credimi, io sono una paziente.
‘beh, se ti incazzi tanto paziente non sei’
‘senti ciccio, io ti ho visto nascere, rischiare in bici, schiantarti con la uno turbo, ero lì al tuo fianco mentre piangevi quando è morta tua madre, ero qui quando dove sono seduta io adesso ti sei bevuto la bottiglia di whisky con i farmaci sbagliati e ti sei fatto una dormita di ventiquattro ore…tutto per ‘sta Carla.’
Al sentire per l’ennesima volta il nome di Carla si sveglia di colpo dal torpore.
‘e tu come sai tutte queste cose?’
Questa volta è la bionda a stupirsi.
‘ma possibile che non lo abbia ancora capito? Io sono la morte’
‘seh, ciao, e mi suoni al campanello.’
‘liberissimo di non credermi, ma l’altra sera sei uscito dal bar e stavo venendo da te…ma poi son corsa a prendere il tuo amico Piero. Già, tirato sotto da un bus notturno.
Rimane di pietra. Pensa di chiamare Piero per sentire ma viene anticipato.
‘ah, se vuoi chiamare fai pure, nessun problema. Comunque, fammi spiegare perché sono qui e sei ancora vivo’
Si gratta la testa ancora incredulo.
‘eh, perché?’
‘in vita son venuta da te inutilmente un bel po’ di volte. Poi da che Carla ti ha lasciato mi hai chiamato un giorno si e uno no, e oltretutto guarda come sei ridotto. Sinceramente sono stufa di te e allora ho deciso di venire a fare due chiacchiere e a farti un regalo: da oggi sei immortale.’
‘perché?’
‘un po’ perché non ne potevo più di venire a vuoto, ma soprattutto perché mi sento sola, non ho mai nessuno a cui dire le mie cose e a cui raccontare cosa mi succede se ho una giornata lavorativa pesante e tu non sei mica brutto. Certo devi sistemarti, lo sai. Ah, da oggi hai anche fegato, polmoni e tutto il resto a posto, sei sano come un pesce.’
‘è uno scherzo vero?’
‘se vuoi puoi buttarti dalla finestra ma poi dovrai spiegare come mai arrivi giù vivo. E ti assicuro che non è facile. Ma al di là di tutto…io ti piaccio?’
Le vorrebbe saltare addosso ma ancora non sa se sta dicendo la verità o una marea di puttanate.
‘no beh…sei bellissima, non potei desiderare di meglio. Però ecco…’
‘hai dubbi. Mi immaginavo. Li avrei anche io al tuo posto, dopotutto. Facciamo così: io adesso vado, tu chiarisciti le idee, se hai bisogno fatti degli esami o chiama in giro, tra qualche giorno torno qui.
Dopo tre giorni di telefonate ed esami clinici dove stranamente tutte le sue patologie, anche le più insignificanti, erano scomparse sta pulendo casa quando suonano alla porta.
Lei.
‘ciao…Morte?’
‘Alba. Perché anche la morte è la nascita di qualcosa.’
‘ma perché io?
‘te l’ho detto, no?’
Entra in casa, si guarda in giro.
‘bravo, stai sistemando bene. Tra una settimana sarà tutto a posto. Ti vedo bene anche di fisico, sei a dieta?’
‘beh, senza alcool…’
‘bravo!’ stasera però usciamo, pago io. Vedrai che non te ne pentirai. Passo a prenderti alle otto e mezza. Io sono sempre puntuale, mi raccomando.’
‘va bene Mo…Alba. A dopo!’
Lei esce, lui chiude la porta.
Ricominciare a vivere grazie alla morte. È paradossale, ma perché no?
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