Mi sono sempre piaciute le donne un po’ smorte e con l’aria un po’ da tossica, ma non pensavo mai di invischiarmi con un tossica vera.
Ah, già, non dovrei dire ‘tossico’ né tantomeno drogato, perché Tiziana, la donna in questione, è una professionista stimata e di buona famiglia. Non sta bene usare un termine che nell’immaginario descrive un emarginato per indicare una persona di successo, specie se quella persona è anche carina, gentile, disponibile con tutti.
E vabbé, lasciamo stare. Mi sto facendo una quantità di film mentali mentre questa donna si è accasciata sul tavolino del soggiorno. Non so cosa stia succedendo, mi limito ad osservare impietrito e spaventato la situazione. Siamo tornati a casa da nemmeno due ore, è andata in bagno, ha portato la figlia dal vicino chiedendogli di tenerla perché stasera doveva finire un lavoro importante, poi è tornata in casa e si è messa in soggiorno dove io sono rimasto ad aspettarla.
Il ‘lavoro importante’ non comprende una cena a lume di candela con me. Le cose importanti per Tiziana sono ben altre: come è tornata in soggiorno si è messa un attimo sul divano, poi ha subito preso la cocaina dalla borsa e ha cominciato a disegnare strisce sul tavolo: ne ha tirate un paio e si è buttata sul divano. Poi ne ha stese altre due e così via. Più la guardo più rimango incuriosito e un po’ schifato. Non per la droga in sé, più che altro non ho mai capito quel metodo d’assunzione, lo trovo fastidioso. Odio avere il naso chiuso. Odio anche il fumo. Odio anche il sentirmi pieno a cena. Diciamo che odio sentirmi anche solo minimamente malato.
Comunque, per tornare a lei: ha continuato a ragliare cocaina per un’oretta; come un mantra mi ha continuato a ripetere che è colpa dello stress, che le serve perché deve lavorare stasera eccetera, eccetera…ma lo ha fatto meccanicamente; secondo me lo ha detto più per giustificare se stessa che per dire qualcosa a me.
Insomma, tira che ti ritira Tiziana a un certo punto si blocca. La banconota arrotolata le cade dalla mano e lei si accascia sul tavolo sbattendo la faccia su quanto resta della droga.
Resto impietrito. Questa ha il naso sfondato da cui esce copiosamente sangue, un bel mucchietto di droga sul tavolino e una figlia ignara nella porta accanto. Io sono qui ma è come se non ci fossi e la sto guardando. Sto pensando a cosa fare ma non mi viene in mente nulla, sono paralizzato dalla paura. Chiamo un’ambulanza? La polizia? Scappo? La guardo una seconda volta e ormai convulsioni non ce ne sono più: ho aspettato troppo e Tiziana non è più viva.
Però, ad essere brutalmente onesto, forse il mio inconscio ha voluto una cosa del genere, forse era arrivata la sua ora ed è meglio che la figlia cresca col padre che so essere una persona decisamente più ‘sana’. Senza dire nulla do un’ultima occhiata a lei e alla scena che mi si para davanti: è un peccato. Un vero peccato. È pallida, sfatta, il sangue che cola dal naso e gli occhi spalancati, la faccia riversa su un mucchietto di coca e il tailleur sgualcito. La trovo eccitante. Mi chiedo quale sia stato il suo ultimo pensiero. Se ne abbia avuto uno, di pensiero. Si sarà resa conto? Aveva fame? Mi chiedo perché devastarsi così. Mica sei immortale, dovresti andarci piano, no?
Dovrei tornare a casa, ma sono un po’ scosso, per cui decido di farmi due passi e magari allungare facendomi una fermata di metropolitana a piedi. Passeggio senza pensare troppo a quello che sto facendo ma con la mente fissa a quello che ho appena visto. In parte non riesco a non essere dispiaciuto, ma in qualche modo mi giustifico pensando che forse era il suo momento.
Attraverso la strada e un tizio sbuca inchiodando e coprendomi di insulti. Ha la bava alla bocca dal nervoso, si è fermato a un centimetro da me che sto sulle strisce e ha ancora il coraggio di inveire.
Alzo la mano, come per scusarmi e cerco di far valere le mie ragioni.
‘oh, amico, calma, che sto attraversando sulle…’
Non finisco la frase che il tizio mi guarda con gli occhi spalancati. Si tiene il petto e in pochi secondi si accascia sul volante.
No, ferma, un momento. Non può essere morto così, d’improvviso. Sono ancora fermo indeciso sul da farsi che la gente dietro di lui prima suona, poi inveisce, poi va a vedere e inizia a urlare. Ne ho già vista una morire, il secondo in meno di venti minuti non voglio nemmeno immaginarlo. Chiamala paura o come vuoi, ma intanto che tutti guardano il morto io me ne vado senza farmi notare. Mentre mi allontano sento qualcuno che chiama e grida, poi una sirena lontana. Chiamiamolo caso, si vede che anche per quello che guidava l’X6 era arrivato il suo momento.
Giornata strana, oggi. Meglio che mi rintani a casa che in meno di venti minuti ne sono morti due davanti ai miei occhi. Vorrei almeno evitare il terzo del proverbio.
Scendo in metro, aspetto il treno, e mi metto in fondo alla carrozza. Chiudo gli occhi e rimango tranquillo, non voglio parlare con nessuno. Mi metto a cuccia, buono buono, in attesa della mia fermata. Ogni tanto mi guardo in giro ma senza realmente fare caso a quello che ho davanti. Sono ancora scosso da quello che ho vissuto che voglio rimanere chiuso in me stesso, e ci mancherebbe. E poi insomma, lei era carina. Perché si è conciata così? un po’ come quando conobbi quella ragazza che faceva la escort: era praticamente una modella, eppure aveva scelto quel mestiere. E pure quello del Suv, che aveva da essere così incazzato? Fosse andato un pelo più piano non si sarebbe preso un colpo.
Mah. Scrollo la testa e giungo alla conclusione che alla fine non sta a me giudicare, ognuno ha la sua vita e le sue fisse, dopotutto. Ognuno fa le sue scelte e i suoi percorsi.
Davanti a me c’è un posto vuoto. Mi siedo, mi accuccio, e metto le mani in tasca.
Dentro la tasca dei pantaloni trovo un biglietto che non ricordavo di avere, lo tiro fuori e lo apro: un frammento di bloc notes a quadretti, strappato male, con una frase vergata a matita, scritta da me.
‘ricordati sempre chi sei e perché sei qui’
Porca miseria, è vero. È che sono talmente ipnotizzato dalle novità di questo mondo che mi scordo sempre di essere l’angelo della morte.
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