Era un periodo in cui non mi interessava nulla e nessuno e prendevo le cose come venivano, senza peso. Quella sera, un amico mi presentò un altro amico e Claudia: incredibilmente rossa, con gli occhi incredibilmente azzurri, incredibilmente attraente. Un tavolo di otto persone, con una coltre di fumo da fare spavento nel locale e io che mi perdevo nel guardarla cercando di non farmi vedere.
Seguivo i discorsi, non mi intromettevo, ascoltavo. Non è che mi stessi annoiando, ma in meno di venti minuti mi era venuta la fissa per Claudia ed ero curioso di saperne di più ma non sapevo come entrare in un discorso di cui non sapevo praticamente nulla, ovvero pittura e filosofia universitaria.
Rimasi lì un po’ ad ascoltare e un po’ a bere birra, poi decisi che forse era ora di prendere una boccata d’aria. Ci pensai ma non volevo perdermi lo sguardo di Claudia e volevo continuare a passare tempo con lei anche se non avevo il coraggio di interagire.
Claudia si alzò e uscì dal locale. Regale, elegante, fin troppo signorile. Mi sfilò davanti, poi si girò verso di me, mi lanciò uno sguardo e scomparì dietro la porta di ingresso.
Decisi di uscire a fumare con la scusa puerile e falsissima che mi bruciavano gli occhi, ma come varcai la porta mi ritrovai di fronte Claudia che mi fissava con uno sguardo serioso.
‘eccomi, sono qui. Dimmi’
‘cosa?’
‘mi fissi come un maniaco da tutta sera, cosa c’è?’
Non seppi cosa dirle, ero completamente rapito.
‘cos’è, ti hanno mangiato la lingua?’
Due frasi nette, che non ammettevano tentennamenti. Io però rimasi zitto come un fesso con l’occhio sbarrato.
‘parlo io allora: tu non sei felice. Ma se io ti sto vicina vedrai che lo diventerai’
Un minimo moto d’orgoglio mi rapì.
‘tu cosa ne sai?’
‘lo so e basta’
‘se permetti vorrei saperne di più’
‘non qui’
Rientrò senza lasciarmi nessun tipo di possibilità di replica.
Finii la sigaretta, la birra, tornai dentro mesto e rimasi al tavolo tutta sera con un umore tra il deluso e l’amareggiato mentre lei non fece altro che ignorarmi. Questa manco mi conosceva e sputava sentenze su di me; io stavo bene, cosa sapeva lei se ero felice o meno? Certo, ero single e non scopavo da un po’, ma non credo che per ‘stare vicina’ intendesse accoppiarsi come scimmie bonobo.
Tornai a casa con l’umore storto e mi misi a letto, ma dopo venti minuti mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto che mi dava del cretino e mi dava un appuntamento per due giorni dopo.
Nessuna firma, niente di niente.
Era tardi, così optai per chiamare il giorno dopo e soddisfare così la mia curiosità. Il giorno dopo chiamai a un’ora decente ma non rispondeva nessuno così decisi di fare buon viso a cattivo gioco e presentarmi all’appuntamento.
Me la ritrovai davanti, vestita nel modo più bello che io potessi immaginare. In quel preciso momento incarnava il mio ideale di donna, a metà tra la ragazza da sposare e la troia arrapante.
‘ti piaccio, lo so’
Non riuscivo a non guardarla
‘non lo nego assolutamente’
‘sapevo ti sarei piaciuta’
‘lo sapevi? Non mi conosci, nemmeno, sarebbe ora di piantarla con ‘ste cazzate’
‘fa niente. Veniamo a te: sono qui per aiutarti. Devi essere meno chiuso e negativo di come sei adesso. Più aperto, più ottimista’
‘se lo dici tu’
‘non proprio. Lo dico io e un botto di persone che ti vogliono bene. E sarebbe meglio le ascoltassi’
‘persone che mi vogliono bene?’
‘i tuoi nonni. Tuo fratello. Tua madre’
Nonni morti, figlio unico, madre morta anni prima. La guardai tra l’incuriosito e lo stizzito.
‘hai bevuto?’
‘no, anche se ho avuto il periodo in cui l’ho fatto’
‘e allora mi spieghi sta mattana?’
‘semplicemente chi ti ho detto è qui con noi, proprio al tuo fianco adesso’
Mi guardai in giro.
‘scusa ma al mio fianco non c’è un bel cazzo di nessuno’
‘bah. Dammi la mano’
Mi si avvicinò, mi strinse la mano e mi fissò negli occhi. Mi persi in quell’azzurro glaciale, poi notai con la coda dell’occhio qualcosa alla mia destra: i miei nonni. Raggelai, mi girai impanicato a sinistra e c’erano mia madre, un bambino e altre tre persone che non conoscevo, poi tornai a guardare Claudia che mi sorrideva.
‘sì. Sono qui. Sono tra noi. Sono in mezzo a noi sempre, anche se non li vedi.’
‘non so cosa dire’
Ed era vero, perché a parte il non avere parole mi stavo cagando addosso.
‘non dire nulla. E non aver paura, non sono qui per farti del male, anzi. Se vuoi ti spiego cosa fare in modo da migliorare un po’ la tua vita. Però devo deluderti su una cosa: io e te saremo ottimi amici ma non finiremo a letto come speri, né avremo una storia. Ed è meglio così, quelli come noi è meglio non si mischino’
‘quelli come noi?’
Mi accarezzò la faccia.
‘quelli come noi’
Da quella volta non vidi più nulla ma imparai a ‘sentire’ cosa succedeva attorno a me. Con Claudia mi sono perso di vista e ritrovato più volte, ma non c’è mai stato bisogno di spiegarsi oltre.
‘quelli come noi'
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