Nel bagno non si vedeva più un cazzo; Il vapore che proveniva dalla doccia aveva annebbiato tutta la stanza tanto da farla sembrare una sauna. Giampiero era appoggiato al muro che si godeva l’acqua calda che scrosciava sul suo corpo. Aveva finito di risciacquarsi il sapone e lo shampoo da almeno due minuti ma voleva rilassarsi e si mise con la testa dritto sotto il getto dell’acqua in modo che lo scroscio ottundesse l’udito e lo isolasse dal resto.
Era tranquillo, solo, isolato. Non sarebbe più uscito ma sapeva che aveva da fare per cui, volente o nolente, dopo altri due minuti che parvero interminabili optò per chiudere tutto e uscire dalla doccia.
Prese l’accappatoio, ci si avvolse e se lo allacciò. Si gustò la spugna pulita addosso che gli pizzicava la pelle, indossò il cappuccio e se lo strofinò energicamente sulla testa in modo da asciugare i capelli il più possibile.
Dopo qualche secondo aprì la finestra e si mise davanti allo specchio: si tolse il cappuccio, prese il pettine e inizio a pettinarsi con calma i capelli all’indietro.
Una volta finito si avvicinò allo specchio, si guardò la barba e optò per regolarsela. Prese il rasoio e, dopo averlo sciacquato con calma sotto l’acqua corrente, iniziò a delinearsi il pizzo e a rifinirlo. Finito anche questo si sciacquò il viso e ricominciò a esaminarsi la faccia con calma estenuante. Tolse le piccole imperfezioni che avanzavano fino a che non rimase completamente soddisfatto. Si tolse l’accappatoio, lo appoggiò diligentemente e prima di uscire si osservò allo specchio: doveva perdere ancora qualche chilo, ma non era messo male, era abbastanza soddisfatto del suo fisico.
Si recò ancora nudo in camera da letto, aprì l’armadio e prese i vestiti scegliendoli accuratamente: tutto scuro o, ancora meglio, nero vista l’occasione.
Mutande, calzini, completo, camicia, tutto nero tranne la cravatta che scelse di un colore sgargiante: rosso fuoco. Voleva comunque qualcosa che risaltasse o che lo facesse sembrare diabolico.
Si vestì con tutta calma, controllò che il completo fosse perfettamente a posto e andò a prendersi le scarpe: un paio di inglesi che metteva raramente, nelle grandi occasioni.
Tornò in camera, si guardò allo specchio e si rimirò: era soddisfatto. Guardò l’orologio e vide che era ancora presto, decise però di uscire comunque e andare a prendersi un caffè al bar.
Nell’uscire incontrò il vicino di pianerottolo che gli attaccò la solita pezza.
‘allora, sempre tutto bene? Eh, beato lei…’
‘eh, sa com’è, sono una persona fortunata’
Non disse altro e uscì dal pianerottolo scendendo le scale mentre il vicino continuava a mugugnare sulle sue miserie e additando Giampiero come il tipico esempio di quello che aveva avuto tutto dalla vita e che avrebbe meritato qualche disgrazia per capire.
Arrivò al bar, si gustò un caffè con brioche e tornò sotto casa, prese l’auto e imboccò la tangenziale per poi arrivare in autostrada. Di strada da fare ne aveva parecchia, decise pertanto di fermarsi in un paese a tre quarti di strada per mangiare un boccone. Senza guardare accrocchi o navigatori decise di fidarsi del fiuto e si fermò in una trattoria un paio di paesi oltre l’uscita della tangenziale: spartana, malmessa ma genuina. Ne uscì satollo e soddisfatto segnandosi il nome in agenda.
Guardò l’orologio, riprese l’autostrada ma dopo una ventina di chilometri si fermò in una piazzola di sosta, spense il motore, uscì dall’auto e si accese una sigaretta.
Si appoggiò all’auto, chiuse gli occhi e fece tre passi in avanti.
‘ha mai notato depressione o istinti suicidi in suo marito?’
‘no, per niente. Si era abbattuto dopo la diagnosi ma quando tutti i medici gli dissero di stare tranquillo sembrava si fosse ripreso.’
‘eppure suo marito si è gettato sotto un articolato in piena autostrada’
Mariangela, con le occhiaie, gli occhi arrossati dal pianto e la voce roca di chi ha versato tutte le lacrime rispose laconica
‘me lo ha già detto. Ma non so cosa risponderle. Giampiero aveva paura solo dell’appassire, dell’essere malato, dell’essere trattato come un malato. Malgrado gli avessero tutti detto che era curabilissimo probabilmente non ha accettato la cosa’
Dopo un’altra mezz’ora di domande inutili e risposte secche Mariangela tornò a casa. Si sdraiò a letto esausta, non ne poteva più. Aveva diecimila domande ma nessuna risposta, diecimila dubbi ma nessuna certezza, anzi solo una: adesso era vedova.
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