Mi pare una vita che sto giocando a questo gioco, ma non mi appassiona, mi ha stufata. Vorrei proprio fare qualcosa di diverso, invece sono intrappolata in questo schema da cui non esco.
Prima era quello di Formula uno coi piloti ma l’ho finito, poi c’è stato quello fantasy con i maghi e i labirinti, ma anche li a parte un’empasse temporanea ce l’ho fatta.
Ora ho questo gioco di realtà virtuale, tipo second life, da cui non riesco a staccarmi. Dovrebbe essere un simulatore di vita normale, ma in così tanto tempo che ci gioco non ho ottenuto risultati: vivo da sola, ho la vita incasinata e vivo con uno stipendio al limite della decenza quando lavoro. Ho un hobby
E degli interessi ma questo non mi fa passare al livello successivo.
Questo gioco mi ha stancato, non vedo l’ora di finirlo per passare ad altro, voglio proprio prendermi una pausa; anzi, ora vedo se riesco a resettarlo. Azzero tutto, faccio altro, mi dedico al resto e magari lo riprendo tra un po’ dall’inizio che magari sarò più in vena.
Non ho fame, ma vista l’ora è meglio mettere sotto i denti qualcosa altrimenti crollo. Credo che due gallette e un centrifugato possano bastare, per ora. Più tardi mangerò qualcosa, al momento tutto quello che c’è in questo mini frigo è questo.
Dovrò scendere e fare rifornimento più tardi, ma adesso sono stanca e voglio mettermi in cuccetta per un attimo sperando di riuscire a dormire.
Mi copro, chiudo gli occhi, penso al nero ma non succede nulla, non si dorme.
Il sonno è passato.
Tiro su la tendina dell’oblò, guardo fuori e mi perdo nelle costellazioni. Mi piace scrutare l’infinito del cielo, puoi guardarlo per ore anche senza conoscere nulla e rimanerne sempre affascinato.
Però ora fammi dare bene un’occhiata, c’è la mia stella preferita, fammi vedere come sta, ho proprio voglia di vederla. Attacco il visore allo schermo del pc, e inserisco le coordinate:
Latitudine galattica: -14,9003°
Longitudine galattica: 148,9765°
Mi godo la mia subgigante, con i suoi bei trasferimenti di massa così evidenti da essere visti quasi a occhio nudo.
Resto imbambolata a guardarla per un po’: è bellissima.
Il pensiero di quel videogioco però è ancora lì, mi da fastidio. Voglio togliermelo dal cazzo. Lo azzero, mangio qualcos’altro, mi guardo le mie stelle e inserisco la rotta per arrivare alla prossima stazione spaziale così almeno parlo con qualcuno.
Lo trovo, lo apro, cerco controllo come si può resettare e ricominciare daccapo: tutti i risultati mi dicono che devo uccidere il protagonista. Curioso, devo suicidarmi così posso ricominciare: è un po’ come reincarnarsi, o forse no, che importa?
Vediamo cosa posso fare per farla finita, così resetto e riparto.
Esco e mi butto in una rapina? Mi butto sotto a un’auto? mi sparo?
Niente di queste è sicura.
Dai, mi taglio le vene, almeno son certa che vivendo sola nessuno mi soccorre all’ultimo.
Prendo un coltello in cucina e riempio la vasca. Però aspetta, fammi controllare meglio magari ho veleno per topi o medicine?
Medicine nulla, veleno per topi a ripensarci è meglio di no, potrei morire in modo atroce.
Deciso per le vene, procediamo e speriamo finisca in fretta.
Mi spoglio, entro in vasca, tre bei tagli. acqua calda e polsi sotto, così perdo conoscenza come se mi addormentassi.
EVVAI, FUNZIONA! :-)
Mi addormento, mi addormento, mi sento sempre più debole…finita, diventa tutto buio e confuso.
Game Over. Ora posso ricominciare daccapo in un’altra realtà, ma lo farò dopo, adesso voglio continuare a guardare la mia stella il cui nome significa ‘testa del demone’.
Monica morì così, convinta di essere in un videogioco e di poterlo resettare ritornando alla sua realtà che, alla fine, non era altro che l’estensione immaginaria di un videogioco appena finito.
‘Reality is that which, when you stop believing in it, doesn't go away’ Philip K. Dick
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