giovedì 15 febbraio 2018

ALLO SPECCHIO

Ogni notte mi sveglio alle tre. 
Non l’una o le due, le tre precise. 
Dopo qualche minuto mi alzo, vado al cesso, mi lavo le mani, bevo un po’ d’acqua e torno di corsa a letto.
Non succede nient’altro.
Ma ogni mattina mi sveglio sempre più stanco al punto che mia moglie mi dice che ho la faccia sbattuta, i colleghi scherzano e fanno battute su cosa faccio di notte e gli amici mi chiedono se qualcosa non va.
Semplicemente dormo malissimo, ecco cosa c’è che non va. Faccio incubi la maggior parte delle volte e mi sveglio agitatissimo come qualcosa mi portasse via la vita.
Ma non ho nessun problema, se non quello di alzarmi ogni notte alle tre perché non dormo e mi tocca andare al cesso.
Ci ho pensato a lungo se la cosa avesse un significato recondito, ma sono giunto alla conclusione che non ho ricordi di quell’ora, nessuno che conosco è morto, non c’è nessun motivo, e non ho malattie strane, perché ho fatto anche tutte le visite del caso. 
In teoria solo la medicina cinese da la spiegazione che se ti svegli sempre alla solita ora hai un problema in qualche punto del tuo corpo perché ad ogni organo corrisponde un periodo preciso del giorno ma io, di medicina cinese, non ne so nulla e me ne frego, manco ci credo. 
Ho provato ansiolitici e sonniferi ma dopo qualche tempo ho smesso: mi svegliavo più stanco di prima e facevo incubi ancora più assurdi; non è che mischiassi o prendessi chissà che, semplicemente anche a mangiare un toast e bere acqua sognavo demoni che mi dilaniavano, sdoppiamenti della mia persona e cose di questo tipo che per fortuna a volte scordavo, allora ho smesso tutto e ripreso a dormire.
Fino alle tre di notte, poi mi sveglio e ripeto il rituale, come al solito.
La cosa non mi disturba più da tanto che sono abituato, non fosse per la stanchezza devastante che ho in maniera sempre maggiore al mio risveglio, ma che sono sicuro passerà.
Non so come o quando ma passerà, forse quando cambierò casa. 
Perché ogni notte alle tre, tra l’alzarmi e il tornare a letto c’è una cosa che non faccio nella maniera più assoluta: guardarmi nello specchio.
Mi successe una volta, tempo fa, all’inizio di questa specie di strana fase della mia vita. 
Erano le tre, mi alzai, andai al bagno, e dopo aver bevuto l’acqua del rubinetto incrociai lo sguardo del mio riflesso nello specchio. 
Ero sveglio, e vidi una serie di cose che non dovevo vedere, che non volevo vedere ma che per gran parte scordai se non per qualche frammento che mi rimase piantato in testa come una scheggia di legno sotto l’unghia. 
Da allora ogni notte che mi alzo guardo per terra e tiro via lo sguardo da ogni superficie anche vagamente riflettente.
Perché se esiste un inferno, io l’ho visto. Se esiste un destino nefasto, quello è il mio.

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