Barbara scende dalle scale e apre il grosso e pesante portone di ferro che da sulla strada. Una volta fuori si trova davanti la sagoma familiare di Marco e della sua macchina.
Sorride felice, poi da un’occhiata alla macchina sgangherata dell’amico.
‘ma…hai un botto nuovo?’
‘eh, già…parcheggiando. Ma era una Mercedes e son venuto via, tanto lui ha i soldi, mica è un poveraccio come me che il danno se lo riparerà da solo col martello.’
Si abbracciano, Marco fa da cavaliere aprendo la porta cigolante della Dyane e lascia che Barbara monti, fa il giro dell’auto e poi parte senza una meta precisa.
‘dove mi porti oggi?’
‘andiamo un po’ in giro, poi passo a prendere un tizio che porto alla festa. Ci vuoi venire alla festa, si?’
‘quella al parco? Oddio…’
‘ma si, dai che ci divertiamo! Musica, libertà…pace e amore! Se non lo fai a vent’anni!’
Barbara arrossisce e si chiede se non è il caso di rifiutare, poi guarda il profilo di Marco mentre guida e decide che si, vuole stare con lui. È solo un amico ma non le spiacerebbe diventasse qualcosa in più, e se questo comporterà andare alla festa al parco saltando nuda nell’erba, beh, che sia.
Dopo aver girato un po’ su quella che lei stessa definisce ‘una barca con le ruote’ si fermano davanti a una casa nei pressi via Giambologna, in un quartiere pieno di villette.
Con un enorme punto interrogativo in testa, perché sia lei che Marco non sono di famiglia benestante, si guarda in giro e si azzarda a chiedere.
‘ma che ci facciamo qui?’
‘siamo venuti a prendere il tizio, Roberto’
‘qui?’
‘non fare quella faccia, è uno a posto’.
‘ma…è ricco…guarda dove vive…’
‘lo so, ma te l’ho detto. È a posto. E poi vedrai che non te ne penti, è uno che offre sempre’
‘ma io mica sono una scroccona! Marco, un po’ di dignità!’
‘non è questione di scroccare…lui è ricco e offre. Suo padre non ho capito se è proprietario o dirigente di una fabbrica in Via Ripamonti.’
‘si ma noi siamo figli di operai. Cosa abbiamo a che spartire con uno così? Esce con noi per che motivo?’
Marco sbuffa.
‘sei sempre la solita intransigente…è un ragazzo, è uno di noi, vuole divertirsi, me lo ha detto anche Andrea!’
‘e a te basta quello? Il parere di Andrea? E Magari anche quello di Luca? È ricco, non può essere come noi, non lo sarà mai. Non può capire cosa vuol dire tirare la cinghia e dover fare sacrifici se offre sempre come dici tu! E guarda dove vive, capace che abbia la Giulietta tutta sua!’
‘ah, basta. Senti…io adesso suono, lui scende e andiamo alla festa. Se vuoi venire va bene, sennò te ne vai a casa o ti accompagno, guarda. Basta che la fai finita’
Barbara rimane in auto, zitta e imbronciata. L’orgoglio vorrebbe farla scendere e andare via ma l’attrazione per Marco la fa rimanere. Persa nel campo di battaglia tra i due estremi non si accorge che il portone si è aperto e che un ragazzo dall’aspetto efebico la sta guardando incuriosito mentre fuma una sigaretta.
Si gira verso Marco che le sorride con uno sguardo carico di aspettativa. Barbara decide di fare la sostenuta e non scendere dall’auto, il ragazzo ricco arriva verso di lei e dopo averla esaminata a lungo le porge la mano con un sorriso compiacente.
‘nemmeno io mi fiderei di me. Roberto’
Porge la mano delicatamente ma Barbara non vuole cedere.
‘Barbara. E non mi metto dietro’
‘non lo avrei mai chiesto. Sigaretta?’
‘no.’
‘non insisto. Marco, si va?’
Come fosse un autista Marco salta a bordo dell’auto e si avvia. Partono e attraversano la città il più in fretta possibile; arrivati al Parco Lambro lasciano l’auto aperta sotto un albero in un vialetto e si addentrano verso la zona del palco. Marco si toglie la maglietta e rimane a torso nudo. Barbara lo riprende.
‘ma…cosa fai?’
‘calmati, tanto saremo tutti nudi…se iniziamo adesso cosa ti cambia?’
Roberto per tutta risposta si toglie la camicia che aveva addosso e la butta nel prato con nonchalance.
‘già…che cambia?’
Barbara si rende conto dell’ascendente che Roberto ha su Marco e inizia a preoccuparsi. Improvvisamente Marco non le piace più tanto: con lei è pieno di proclami e idee ma appena trova quello che lui stesso definisce un nemico ci fa comunella. Rimane ferma sulle sue posizioni, ben vestita e imbronciata anche se, mano a mano che ci si addentra nel parco, l’atmosfera si fa più festosa e rilassata.
Nemmeno duecento metri e iniziano a vedersi persone nude, che danzano, bevono e festeggiano. Quarantenni, sedicenni, bambini…senza malizia. Qualcuno beve una birra, chi fuma una sigaretta, chi una canna, chi completamente alterato da altre sostanze o da vari mix.
‘allora, che ve ne pare? Non è bello?’
Roberto, compiaciuto, tira fuori una canna dal pacchetto di sigarette che aveva in tasca e se l’accende. Se possibile Barbara si imbroncia sempre più perché ha capito che l’idea della festa non era di Marco.
‘si…carina. ma alla fine chi suona?’
‘gruppi di qui, prog tipo la PFM, altra gente…vuoi?’
Non è la prima volta che Barbara vede o fuma una canna, ma venendo l’offerta da Roberto rifiuta cortesemente.
‘ahhhh…capito. Sei una intransigente tu. Niente questo, niente quello, divertirsi mai…’
Marco vorrebbe intervenire ma Barbara lo precede.
‘no. Decido io cosa, dove e con chi. Non è questione di intransigenza, sono indipendente’
‘la solita femminista militante insomma’
‘ah. Non credere di punzecchiarmi, per quanto mi riguarda puoi pensare quello che vuoi di me, e di conseguenza io posso pensare quello che voglio di te, tipo che qui sei fuori posto’
‘Barbara, dai…è’
‘zitto tu che gli stai facendo da servo da che ci siamo visti. Nemmeno la dignità di rifiutare qualcosa e capire che questo ti butta gli ossi come al cane’.
‘Roby, scusala, di solito…’
‘no, no…non devi scusarti. È la sua idea e me l’ha detta senza troppi giri di parole. Io sono un ricco che non può avere certe idee, e forse può essere che tu abbia ragione. Però su una cosa cara mia hai torto: non vi sto né usando né trattando come dei servi. E se per dimostrarvelo non devo più fare nulla che vi turbi tipo offrire una canna ditemelo.’
Barbara rimane un po’ scossa. Forse si è sbagliata? Forse ha preso male il tipo solo perché è ricco? Cerca di non pensarci e accetta un sorso di birra dalla lattina di uno che passa e che gliela porge, poi il trio continua la passeggiata dentro al parco cercando un posto dove potersi sdraiare e guardare le stelle sentendo il concerto. Dopo aver trovato un posto sul prato all’inizio della montagnetta del Parco i tre si rilassano e stavolta Barbara accetta di buon grado la canna offerta da Roberto.
‘ma quante ne hai?’
‘quante ne voglio, e non solo quello’
Incuriosita.
‘ma si, ho anche qualcos’altro di più…ricreativo. Vuoi provare?’
Dal taschino dei jeans estrae una bustina di polvere e tre pasticche.
Barbara guarda la busta, poi fissa titubante Roberto, poi Marco, poi inizia a giocherellare con l’erba del prato.
‘dai una volta sola mica fa nulla. Che vuoi che ti succeda? Chiedi a Marco se non credi!’
Arrossisce, si sente stupida e fuori luogo. Vorrebbe tornare a casa, ma ormai è lì e non sa come comportarsi.
‘non voglio stare male’
‘allora prendi questa, ti rilassi, ti sdrai, e vedrai che poi sarai in pace col mondo.’
Roberto prende un po’ di polvere, se la rovescia sul dorso della mano e la porge a Barbara.
‘e io come…’
‘la sniffi’
Barbara esegue, per qualche momento non le succede nulla a parte un formicolio al naso, poi sente arrivare una vampata di calore e una strana sensazione di ottundimento, come se fosse isolata dall’esterno. Vede a fianco a lei Marco e Roberto che sorridono, si passano la canna, prendono una pasticca ciascuno la salutano dicendo qualcosa che non capisce e si allontanano in direzione del concerto.
Barbara si rilassa, pensa che li raggiungerà dopo, quando le sarà passata la sensazione di stordimento. Anzi, magari si fa un pisolino, le è venuto improvvisamente sonno.
Barbara Ferraresi, 20 anni, morì così. La ritrovarono dopo qualche ora che il corpo era già freddo. I capelli neri lisci e arruffati sull’erba contornavano il viso ormai cadaverico e la facevano sembrare una madonna che dormiva. Non aveva i documenti e i genitori seppero che la figlia era morta di overdose dopo quindici giorni.
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