‘pronto? buonasera, avrei bisogno di un taxi in via Vivaio 19’
Oltre al fruscio dall’altra parte della cornetta si sente la voce impersonale dell’operatrice.
‘attenda in linea, prego’
La signora Ronchi segue pedissequamente l’istruzione impartitale e rimane in piedi silente a fianco del telefono all’ingresso della sua casa ad attendere il numero della vettura e il tempo di attesa.
‘Pronto, signora? Udine 66 in sette minuti’
‘grazie’
La gentildonna riattacca, poi si guarda allo specchio e si controlla il trucco, indossa un trench sciancrato con il collo di pelo, si sistema per l’ultima volta i capelli in modo che l’acconciatura sia in ordine ed esce. I minuti tra l’attesa e la discesa con il vecchio ascensore di ferro sembrano interminabili ma la aiutano ad arrivare tranquillamente in strada per verificare che davanti al portone il taxi è già in attesa. Si ferma per un attimo e osserva la sigla della vettura: Udine 66.
Monta signorilmente nel posto posteriore destro, si affloscia sul sedile di pelle e guarda il Taxista in modo deciso attraverso il retrovisore.
‘buonasera signora, dove la porto?’
‘mi porti a fare un giro’
Il tassista, sorpreso da quella richiesta, si gira verso la sua interlocutrice.
‘prego?’
‘ha capito bene’ risponde spazientita la Ronchi ‘mi porti a fare un giro’
‘sì, ma…dove vuole andare?’
‘oh, questo lo decida pure lei, non mi interessa. Quando sarò stanca le dirò io dove andare’
Il taxista, pur sorpreso da una richiesta simile, obbedisce. Esce dalla zona della signora e la porta per tutte le zone che possono avere una minima attrattiva in una notte di Novembre a Milano; più di una volta è tentato di chiederle perché di quel giro, più di una volta vorrebbe fermarsi o gira perdendosi perché non sa più nemmeno lui dove portare il suo passeggero fino a che, passata circa un’ora e in piena circonvallazione all’altezza della Darsena la Ronchi prende la parola.
‘bene, la ringrazio. Adesso, per favore, mi porti all’Obitorio’
il taxista non batte ciglio, svicola come meglio sa fare e dalla Darsena cerca di arrivare tranquillamente alla destinazione richiesta, in Via Ponzio.
Ogni tanto, nel tragitto, guarda il passeggero per vedere se il viso tradisce qualche emozione: nulla, la Ronchi è impassibile, ha quella che si definisce la faccia da poker, non lascia traspirare alcun tipo di emozione.
Una volta arrivati, il taxista accosta e accende la luce per il pagamento. La Ronchi gli dà in mano un importo tondo e con un gesto secco della mano gli fa capire che non vuole il resto.
Ha già aperto la porta, messo un piede sull’asfalto quando guarda il taxista per un’ultima volta.
‘so che se lo sta chiedendo; molto semplicemente volevo fare un giro prima di andare a riconoscere mio marito. Buonanotte e grazie’
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