domenica 1 aprile 2018

LE ULTIME PAROLE FAMOSE

La casa era completamente arruffata a causa del fatto che negli ultimi tempi non aveva avuto nemmeno il tempo di stargli dietro. 
E non voleva stargli dietro nemmeno pensasse che lasciare tutto in una specie di limbo scaramantico aiutasse in qualche modo la situazione; a cose fatte dovette rendersi conto che rituali, scaramanzia, privazioni e tutti gli scongiuri che un po’ tutti facciamo per attirarci la buona sorte a poco eran serviti: Carlo era morto ugualmente.
Si era sentito male e non aveva voluto andare subito in ospedale per paura, ma dopo una settimana il medico gli ordinò una visita urgente cui era seguita un’improvvisa escalation: specialista, ricovero, operazione. Una cosa da nulla, che Carlo prendeva sotto gamba e su cui scherzava spesso. Una cosa di routine di poco conto per la quale tranquillizzava Lisa a ogni piè sospinto.
E invece, in quindici interminabili giorni, Carlo era svanito dalla vita di Lisa come il ghiaccio lasciato sciogliere nel lavandino ad Agosto.
Ora era arrivato il momento, per Lisa, di sistemare tutto. Volente o nolente era costretta a guardarsi avanti. Tempo di qualche settimana e prese la decisione, una volta buttata metà della roba, di trasferirsi in una casa più piccola, più gestibile, conscia che il togliersi dalle mura che aveva condiviso con Carlo poteva in qualche modo aiutarla a superare quanto successo o quantomeno a pensarci il meno possibile.  Fu così che per farsi aiutare decise di chiamare un’impresa di pulizie che potesse aiutarla a velocizzare le operazioni di sgombero e pulizia. Casa era un disastro e le cose di Carlo erano un po’ sparse e molte ancora negli armadi. 
Fece pulire prima questi ultimi e poi si dedicò assieme alla ragazza dell’impresa a mettere sottosopra stanza per stanza, a partire dalla cucina dove ormai erano rimasti solo due piatti di plastica puliti e un’infinità di stoviglie da lavare.
Ripulirono il soggiorno, la camera degli hobby e arrivarono in camera da letto. Cambiarono le lenzuola, buttarono il pigiama di Lisa a lavare e la roba di Carlo nel sacco della Caritas. Diedero una bella pulita e rivoltarono il mucchio di roba che si trovava sulla poltrona per fare una cernita di quello che doveva rimanere quando, nel mezzo, scoprirono un vecchio pelouche a forma di gatto con cui Lisa e Carlo giocavano che portava in grembo una lettera. 
La ragazza rimase attonita e passò il pelouche a Lisa che lo prese tremando. Si sedette sul materasso nudo, accarezzò il pelouche e aprì la lettera. 
Era di Carlo, scritta con la solita calligrafia minuta e ordinata ma stavolta cercava di risultare un po’ disordinata:
‘ciao Lisa! Carlo mi ha detto che se qualcosa andava male dovevo prendermi cura di te, per cui da oggi in casa comando io. Tu laverai, stirerai, insomma farai tutto mentre io dormirò tutto il giorno nel letto. l’unica cosa che potrò fare è coccolarti la notte al posto del russare di Carlo.
Cosa credi, da fastidio anche a me!’
Dopo qualche secondo in cui rimase attonita si sdraiò sul letto e iniziò a piangere, versando lacrime che pensava di avere esaurito. 
Buttò via tutto, cambiò casa, ma quel pelouche e quella lettera li conservò per sempre e guai a chi gli avesse rivolto delle domande a riguardo.

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