martedì 15 maggio 2018

CHIARA, GLORIA ED ALTRO

Era sicuramente il 2001.
Nell’anno teorizzato da Kubrick per la sua ‘Odissea Nello Spazio’ io ero alle prese con il problema più vecchio del mondo: le donne. Ero nei miei 27 anni e in un bel periodo di confusione psicologica e alcolica: non sapendo che direzione fare prendere alla mia vita visto che uscivo da un periodo veramente del cazzo annebbiavo i pensieri grazie alla bottiglia e, pur non essendo dannoso nel senso stretto del termine, non ero quello che si può definire una ‘compagnia equilibrata’.
Mettiamola così: mi sono divertito parecchio, ma non ricordo pressoché nulla.
Comunque, nel mio peregrinare tra compagnie, amici, giri vari, solitudine e casini avevo conosciuto e frequentavo una certa Gloria. Non so il cognome e non l’ho mai saputo, ricordo solo poche cose tra cui il fatto che era nata il 20 Dicembre  e che era una bella ragazza, potremmo definirla un po’ alternativa, col suo fisico filiforme e armonioso, il caschetto castano e i suo occhi scuri e profondi. Era di Milano, non abitava nemmeno lontano casa mia (stava dalle parti di piazza Novelli) e, all’epoca, studiava psicologia a Padova e stava assieme a un tizio di lì che suonava in una band. Tornava a Milano ciclicamente per stare un po’ coi suoi e allora ci si beccava.
Benché mi sarebbe piaciuto e lo desideravo, tra noi non successe mai un cazzo tranne qualche uscita o serata in qualche locale.
Mai nemmeno un contatto fisico.
Andavamo d’acccordo, e ora che mi sovviene mi fece pure un paio di favori che definire più che da amica sarebbe riduttivo, fatto sta che avevamo questo rapporto malsano e per tutta la nostra frequentazione andò bene così a entrambi. Tra l’altro, anni dopo, iniziai a frequentare una ragazza che le somigliava vagamente, era nata anche lei a Dicembre e aveva un nome che iniziava con la stessa lettera e che alla fine mi sono sposato. Coincidenze o sincronicità? Boh…
Mi rendo però conto che sto divagando e di tutto questo cappello introduttivo nella migliore delle ipotesi non fregherà un cazzo a nessuno se non a me.
Veniamo al punto, è meglio.
Ricordo Gloria perché, oltre a essere stata una delle mie ‘non storie’ che ricordo più volentieri, era quella che da un punto di vista psicanalitico mi rimetteva a posto. Studiando psicologia le veniva abbastanza facile, va detto. Fu così che quando mi svegliai quella mattina di dicembre mi venne spontaneo per prima cosa annotarmi quello strano sogno e successivamente parlargliene.
Ora, visto che sono passati più di quindici anni e la memoria inizia a diventare fosca perdonerete se mi sono perso qualcosa, fatto sta che il sogno che feci (inquietante da un punto di vista della precisione dei dettagli) era più o meno il seguente:
Una giornata di sole della stramadonna, il cielo terso, azzurrissimo, nemmeno una nuvola. Mi trovo a passeggiare in un prato verde, accecante da quanto riflette il bagliore del sole, ma non sono solo: a fianco a me c’è una ragazza bionda, giovane. 
Un gran pezzo di figa, senza se e senza ma.
Biondo platino, occhi azzurro intenso, fisico perfetto, alta sul metro e sessanta o poco più fasciata in un paio di jeans attillati e una maglietta chiara. Sono nervoso ed emozionato, non sono abituato a trovarmi a fianco a cotanta beltade pertanto sono nel pallone completo. Ricordo che parliamo tranquillamente di cazzate, cose tutto sommato normali e ricordo il sentimento di fortissima attrazione verso di lei.
Manco fossimo in un film ci troviamo catapultati all’interno di una trattoria, di quelle classiche, coi tavoli e le sedie di legno massello e le tovaglie a quadretti bianchi e rossi. È piena, abbiamo un tavolo vicino al corridoio e io nel guardare questa ragazza negli occhi mi sento imbarazzato. Vorrei abbracciarla, baciarla, scoparmela a sangue ma non ci riesco, sono bloccato a fissarla dubbioso.
L’idillio viene interrotto per un attimo dal cameriere che chiede i piatti e scambia qualche battuta con me. Lo conosco, perché è il proprietario dell’albergo di un paesino sopra il lago di Como dove sono andato per anni con i miei. Strano, non mi pareva di essere sul lago.
Chiusa la parentesi cameriere/ordinazione/due chiacchiere con lui, io e la ragazza ricominciamo a parlare del nulla cosmico e continuo a guardarla fisso imbambolato con tre milioni di dubbi e negazioni che turbinano in testa; tra tutte le emozioni ricordo perfettamente che mi dissi una cosa del tipo ‘non posso provarci con questa, è minorenne, e poi non potrebbe mai stare assieme a uno come me’.
Come se la mia interlocutrice mi avesse letto nel cervello ricordo che mi disse:
‘non preoccuparti, tra 128 giorni è il mio compleanno’. 
Come non bastasse, mi molla in mano la carta di identità di cui ricordo solo il nome, Chiara, e parte del cognome, ovvero una cosa che iniziava con Saal, e che sicuramente non era italiano in quanto continuava con un’accozzaglia di consonanti buttate a caso.
Mi svegliai il giorno dopo con un punto di domanda enorme in testa.
CENTOVENTOTTOGIORNI. Ma che cazzo voleva dire?
Per prima cosa, mi segnai i numeri e me li giocai al lotto non vincendo un cazzo, poi guardai il calendario: la data da lì a 128 giorni era il 26 di aprile. 
Ovviamente, come ogni persona non sana di mente aspettai il 26/4 successivo vedendo se Chiara mi si fosse palesata.
Ovviamente non successe un cazzo.
Da allora, più per sfizio che per credenza vera e propria ho aspettato il 26/4 ogni anno, manco fosse una ricorrenza, e posso assicurare che non ho conosciuto nessuna bionda che corrispondesse nemmeno lontanamente alla descrizione. L’unico evento degno di nota che mi è successo in tale data è stato quest’anno, quando ho debuttato ‘live’ leggendo uno dei miei racconti.
Tutto qui.
Di tutto questo l’unico rimpianto che ho, anche se ormai sta scomparendo mano a mano che gli anni passano, è che la ricerca della ragazza del sogno ha segnato pesantemente il mio attaccamento alla realtà e le mie storie negli anni successivi e, a tutto dire, se fossi stato meno coglione pure il rapporto con Gloria sarebbe potuto rimanere quantomeno amichevole al posto che naufragare nell’oblio come troppe delle mie storie.

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