lunedì 21 maggio 2018

CLAUDIA

‘mi chiedevo chi fosse quel bel ragazzo che non parlava con nessuno’
Non ricordo nemmeno se mi disse ‘ciao’ o chissà cos’altro prima di esordire così. Ricordo solo la pettinatura arruffata, il viso emaciato, le labbra screpolate e la camminata trascinata, come se fosse stanca di vivere; certo in ospedale non ci trovi gente allegra già di suo, figuriamoci nel reparto di Neurologia.
Non era certo brutta, era solo trascurata, ma alla fine non devi mica cuccare in ospedale. Era l’unica persona che aveva grossomodo la mia età per cui fu naturale, oltre alla classica chimica uomo/donna, trovare qualcosa di cui parlare o più banalmente dei punti in comune. Fu così che in quella settimana, tra una battuta e l’altra, riuscimmo a legare noi due e altri pazienti; alla fine nel reparto eravamo un gruppetto di cinque o sei malati, dentro per le cose più disparate, che rendevamo la vita un po’ più movimentata a infermiere e altri degenti. Ricordo ancora che una sera, giusto per fare qualcosa di diverso, ordinammo la pizza e ce la facemmo consegnare in ospedale: se oggi la cosa sembra all’ordine del giorno posso assicurare che nel 1995 non era così scontato riuscire a farlo.
Ricordo ancora che Claudia, questo il nome, ascoltava roba a caso o musica per me di merda, ma si appassionò a un pezzo strumentale del primo disco dei Theatre Of Tragedy che avevo tra le varie cassette che mi ero portato dietro. Nei pomeriggi passati  rinchiusi forzatamente in quel posto fatiscente avemmo anche una discussione pesante sulle rispettive malattie e altro e, al solito, venni tacciato di poca empatia ed eccessiva crudezza.
Lo so, non ci ho mai saputo fare granché con la gente e tantomeno con le donne. Non ricordo nemmeno se mi scusai più o meno apertamente (quello ho imparato a farlo solo molti anni dopo), fatto sta che dopo quell’episodio in qualche modo ricucimmo un attimo e continuammo a parlare. Avemmo anche modo di scambiarci i numeri e sentirci una volta usciti dall’ospedale, ma non andammo mai oltre a un rapporto di amicizia.
Il perché è presto detto: a 21 anni non me la sentivo di avere un rapporto con una ragazza di 28 malata di sclerosi multipla. Non è concepibile per un giovane la malattia in genere, figuriamoci certe malattie così debilitanti e degenerative…dopotutto facevo già fatica io ad accettare di essere epilettico.
Tornando a Claudia, ricordo che anche solo un paio di scarpe per lei diventavano un problema se troppo pesanti, aveva i periodi dove stava bene e quelli di down assoluto perché era sotto cura con terapie pesantissime (credo fosse l’interferone, ma non ci metto la mano sul fuoco). Andai a trovarla qualche volta e la sentivo spesso, ci scambiammo qualche abbraccio furtivo ma non andammo mai troppo al di là di quello. Non ricordo se ci perdemmo di vista prima o a seguito del fatto che nel frattempo trovai la ragazza, fatto sta che i nostri incontri e le telefonate si fecero sempre più rare fino al punto in cui la sentivo ogni tanto e ricevevo le novità più importanti tramite mia madre che la chiamava abbastanza regolarmente.
No, non sono nemmeno troppo bravo a conservare le persone.
Tralascio una serie di cose che seppi con gli anni perché, oltre a farmi male personalmente, sono cose che ben poco hanno di interessante o inerente alla storia; mi limiterò a dire che alla fine della fiera anche mia madre dopo qualche anno smise di sentirla.
Fino a ieri sera.
Perché, ieri sera, è stata chiamata dalla madre che le ha comunicato che Claudia è morta ad Aprile.
Non so di cosa, non so in che giorno, non so nemmeno dove è sepolta.
Mentre mamma mi piantava nell’orecchio la solita tiritera che ‘è brutto perdere il marito ma un figlio è peggio’ (insomma, i discorsi da vecchi) piagnucolando sulla scomparsa di mio padre mi sono girati i coglioni: l’ho bloccata con due bestemmie e le ho praticamente attaccato il telefono.
Perché?
Perché Claudia la conoscevo molto meglio, dirmelo così non è stato il massimo e conservo una montagna di sensi di colpa per avere smesso di sentirla.
Sarebbe bello poter credere in qualche religione e pensare che ora lei è da qualche parte, che sta bene e corre libera nei prati: peccato che la mia disillusione mi impedisca di pensare a qualcosa di più che alla decomposizione.
TI sia lieve la terra, Claudia. Malgrado tutto, ad oggi, nei tuoi confronti mi sentirò sempre uno stronzo.
Ieri sera, con l’app del comune che rintraccia i morti e le rispettive sepolture ho scoperto che e sepolta nel reparto 128 del Cimitero Maggiore. Se questa storia non fosse amara di suo, mi metterei a ridere per la sincronicità del numero.

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