Non ricordo nemmeno se mi disse ‘ciao’ o chissà
cos’altro prima di esordire così. Ricordo solo la pettinatura arruffata, il
viso emaciato, le labbra screpolate e la camminata trascinata, come se fosse
stanca di vivere; certo in ospedale non ci trovi gente allegra già di suo,
figuriamoci nel reparto di Neurologia.
Non era certo brutta, era solo trascurata, ma
alla fine non devi mica cuccare in ospedale. Era l’unica persona che aveva
grossomodo la mia età per cui fu naturale, oltre alla classica chimica
uomo/donna, trovare qualcosa di cui parlare o più banalmente dei punti in
comune. Fu così che in quella settimana, tra una battuta e l’altra, riuscimmo a
legare noi due e altri pazienti; alla fine nel reparto eravamo un gruppetto di
cinque o sei malati, dentro per le cose più disparate, che rendevamo la vita un
po’ più movimentata a infermiere e altri degenti. Ricordo ancora che una sera,
giusto per fare qualcosa di diverso, ordinammo la pizza e ce la facemmo
consegnare in ospedale: se oggi la cosa sembra all’ordine del giorno posso
assicurare che nel 1995 non era così scontato riuscire a farlo.
Ricordo ancora che Claudia, questo il nome,
ascoltava roba a caso o musica per me di merda, ma si appassionò a un pezzo
strumentale del primo disco dei Theatre Of Tragedy che avevo tra le varie
cassette che mi ero portato dietro. Nei pomeriggi passati rinchiusi forzatamente in quel posto
fatiscente avemmo anche una discussione pesante sulle rispettive malattie e
altro e, al solito, venni tacciato di poca empatia ed eccessiva crudezza.
Lo so, non ci ho mai saputo fare granché con la
gente e tantomeno con le donne. Non ricordo nemmeno se mi scusai più o meno
apertamente (quello ho imparato a farlo solo molti anni dopo), fatto sta che
dopo quell’episodio in qualche modo ricucimmo un attimo e continuammo a
parlare. Avemmo anche modo di scambiarci i numeri e sentirci una volta usciti
dall’ospedale, ma non andammo mai oltre a un rapporto di amicizia.
Il perché è presto detto: a 21 anni non me la
sentivo di avere un rapporto con una ragazza di 28 malata di sclerosi multipla.
Non è concepibile per un giovane la malattia in genere, figuriamoci certe
malattie così debilitanti e degenerative…dopotutto facevo già fatica io ad
accettare di essere epilettico.
Tornando a Claudia, ricordo che anche solo un
paio di scarpe per lei diventavano un problema se troppo pesanti, aveva i
periodi dove stava bene e quelli di down assoluto perché era sotto cura con
terapie pesantissime (credo fosse l’interferone, ma non ci metto la mano sul
fuoco). Andai a trovarla qualche volta e la sentivo spesso, ci scambiammo
qualche abbraccio furtivo ma non andammo mai troppo al di là di quello. Non
ricordo se ci perdemmo di vista prima o a seguito del fatto che nel frattempo
trovai la ragazza, fatto sta che i nostri incontri e le telefonate si fecero
sempre più rare fino al punto in cui la sentivo ogni tanto e ricevevo le novità
più importanti tramite mia madre che la chiamava abbastanza regolarmente.
No, non sono nemmeno troppo bravo a conservare
le persone.
Tralascio una serie di cose che seppi con gli
anni perché, oltre a farmi male personalmente, sono cose che ben poco hanno di
interessante o inerente alla storia; mi limiterò a dire che alla fine della
fiera anche mia madre dopo qualche anno smise di sentirla.
Fino a ieri sera.
Perché, ieri sera, è stata chiamata dalla madre
che le ha comunicato che Claudia è morta ad Aprile.
Non so di cosa, non so in che giorno, non so
nemmeno dove è sepolta.
Mentre mamma mi piantava nell’orecchio la
solita tiritera che ‘è brutto perdere il marito ma un figlio è peggio’
(insomma, i discorsi da vecchi) piagnucolando sulla scomparsa di mio padre mi
sono girati i coglioni: l’ho bloccata con due bestemmie e le ho praticamente
attaccato il telefono.
Perché?
Perché Claudia la conoscevo molto meglio, dirmelo
così non è stato il massimo e conservo una montagna di sensi di colpa per avere
smesso di sentirla.
Sarebbe bello poter credere in qualche
religione e pensare che ora lei è da qualche parte, che sta bene e corre libera
nei prati: peccato che la mia disillusione mi impedisca di pensare a qualcosa
di più che alla decomposizione.
TI sia lieve la terra, Claudia. Malgrado tutto,
ad oggi, nei tuoi confronti mi sentirò sempre uno stronzo.
Ieri sera,
con l’app del comune che rintraccia i morti e le rispettive sepolture ho
scoperto che e sepolta nel reparto 128 del Cimitero Maggiore. Se questa storia
non fosse amara di suo, mi metterei a ridere per la sincronicità del numero.
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