martedì 19 giugno 2018

DI DIRIGIBILI DI PIOMBO E AUTOMOBILI


Come già detto precedentemente ho avuto il mio periodo ‘no metal’ dove mi sono dilettato nella scoperta e riscoperta dei classici degli anni ’70. Per completezza di informazione andrebbe aggiunto che anche il mio look e il modo di vivere erano gestiti di conseguenza: camicie orribili o attillate dai colori allucinanti, jeans a zampa d’elefante originali degli anni ’70 comprati usati, una giacca militare di lana cotta dell’esercito svedese e così via. Avevo anche un maggiolino del 1974 con cui ci andavo un po’ dappertutto, fregandomene del fatto che avesse già trenta e passa anni sul groppone e considerato che senza musica non riesco a viverci, la prima cosa che feci appena presi l’auto fu piantarci dentro un impianto radio con il mangianastri e il caricatore dei cd.
Essendo però fissato con la mia collezione di cd erano ben pochi gli originali che finivano in autoradio, così optai per compilation, masterizzati, o misti vari fatti in casa. Oltre che fissato sono pure pigro per cui nei sei slot per ascoltare cd rimanevano sempre sei cd, i soliti sei cd, che ascoltavo senza soluzione di continuità. Ricordo che passarono gli AC/DC, i Blue Cheer, gli MC5, i Creedence, qualcosa dei Velvet Revolver, le Orme ma soprattutto Free e Led Zeppelin.
Poco tempo fa, sbaraccando casa e buttando un po’ di quella merda che hai lì ammucchiata da anni e che sai che prima o poi devi buttare, ho trovato uno di quei cd molto originalmente chiamato ‘misto ‘70’ e ho provato a metterlo su. Si sente ancora, a parte un pezzo o due irrimediabilmente compromessi dalla vernice riflettente saltata via. Dopo averlo ascoltato mi sono tornate alla mente in maniera molto più vivida due situazioni che vi vado a raccontare.
La prima è legata all’ascolto di ‘Ride On’ degli AC/DC, forse il pezzo che preferisco di più della band australiana. Quella volta, sarà stata la situazione o il mio mood, apprezzai ancora di più il pezzo. Se la memoria non mi inganna ero sceso a Genova per sailcazzo cosa, e mi trovai a partire dalla città della lanterna attorno alle undici di sera, o forse mezzanotte. Prima di entrare in autostrada mi rollai una sigaretta, me la accesi con tutta calma, misi quel cd nel lettore e aprii il deflettore per fare uscire il fumo.
Ecco, magari per molti non vuol dire un cazzo, ma guidare nella notte, da soli, con nessun’altra auto in strada, in quel tipo di auto, cullati solo dal rombo del motore e da quel pezzo degli AC/DC è stata per me un’esperienza indimenticabile.
L’altro ricordo, forse un po’ più romantico e mieloso, è invece legato a un pezzo dei Led Zeppelin. Già lo so che molti diranno ‘che palle, ma quanto sei originale!’, fatto sta che le cose stanno così.
Il pezzo perlomeno non è uno dei più famosi o dei primi quattro dischi, bensì una canzone che molti potrebbero considerare ‘minore’ che è contenuta in ‘Houses Of The Holy’ e che si intitola ‘Over the Hills and Far Away’.
A molti risulterà una cosa scontata, ad altri no, sta di fatto che quel pezzo era in rotazione pesantissima nella mia autoradio nel periodo in cui frequentavo quella che poi sarebbe diventata mia moglie.
Nota bene, non l’ascoltavo spesso e molto raramente quando avevo su lei, ma era di sicuro la canzone che avevo su a ripetizione mentre tornavo a casa dopo averla riaccompagnata. Ancora oggi mi chiedo se fosse il testo, quel mood dolce/amaro del pezzo o chissà cosa, sta di fatto che era il pezzo perfetto per chiudere la serata, parcheggiare l’auto, tornare in casa e anelare di rivederla presto. 

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