giovedì 5 luglio 2018

DI NAPALM DEATH E GEMELLI

Credo fosse il 1992 o 1993, non ne sono sicuro, ma ricordo benissimo che andavo ancora a scuola. Era uno dei soliti pomeriggi da studente e dopo aver fatto i compiti, o meglio, dopo averli saltati alla grandissima, mi trovai con un mio compagno di classe per fare un giro.
Lui era fissato con questo negozio di dischi (che ora come tanti altri non esiste più) vicino alla Darsena, gestito da due gemelli omozigoti. Era assurdo perché ci accorgemmo della cosa solo dopo un po’. Nel negozio ce n’era sempre uno alla volta, la prima volta lo beccavi con la cresta bianca e nera, poi la successiva era rasato a zero e dopo tre giorni aveva ancora la cresta: roba da stare male. Il negozio si chiamava Ice Age, i sacchetti erano di un bel giallo acido schifo con le scritte rosse ed era specializzato in punk, alternative, electro e chi più ne ha più ne metta. In breve, di metallo non aveva proprio un bel cazzo.
Io, da brufoloso alle prime armi in cerca di rumore (Reign in Blood iniziava a non bastarmi più) mi misi a spulciare per l’ennesima volta tra i titoli della minuscola sezione metal che aveva. Ogni santa volta che andavo lì rimiravo la tape del Grindcrusher II della Earache anche se non ho mai avuto il coraggio di comprarla. All’epoca i cd costavano un botto, schifavo le cassette e ovviamente guardavo i dischi perché con quindicimila lire portavi a casa ancora qualcosa di sostanzioso: un bel disco, grosso, ingombrante e con una bella copertina. Spulciai ancora e ancora e rimasi colpito per l’ennesima volta da due dischi che avevo sempre lasciato lì un po’ per disinteresse e un po’ per mancanza di fondi; quella volta però avevo un cinquantamila da fare fuori e li mollai al commesso non prima di aver estratto diligentemente i vinili dall’espositore e aver intravisto una copia originale dell’ ’Eneide di Krypton’ dei Litfiba a sessantacinquemilalire, un prezzo per me all’epoca insensato per un disco e oltretutto proibitivo ma che oggi darei senza pensarci due volte (trentadue euro sono praticamente un prezzo standard oggi).
Fu così che in quel sacchetto giallo male mi portai a casa il picture disc di ‘Harmony Corruption’ dei Napalm Death e lo splatter di ‘Subconscious Terror’ dei Benediction. Inutile dire che al primo ascolto non mi convinsero per un cazzo; al di là della copertina stupenda e del vinile splatter i Benediction mi sapevano troppo di cantina mentre i Napalm erano certamente meglio come produzione ma mi stavano un po’ sul cazzo perché li trovavo troppo ‘famosi’ (pensa te!)… e poi diciamocelo: la copertina di ‘Harmony Corruption’ fa veramente cagare.
La svolta nell’apprezzamento di Harmony Corruption fu qualche settimana dopo, quando un compagno di scuola guida che aveva la versione in vinile standard me lo prestò e feci la fotocopia del foglio testi.
MINCHIA.
Testi sociali, profondi, impegnati. Iniziai a mangiarmeli, tradurmeli, a farmi entrare il disco nel sangue. ‘unfit earth’, ‘mind snare’, circle of hypocrisy’, suffer the children’. Una manata in faccia come impatto e testi. C’è stato un periodo in cui non ascoltavo altro e mi facevo violentare le orecchie ogni santo giorno da quello e da ‘Scum’, gli unici due dischi che all’epoca riuscii a procurarmi dei Napalm Death.
Malgrado migliaia di dischi ascoltati e almeno un’altra ventina di dischi pubblicati da parte dei Napalm Death a tutt’oggi ‘Harmony Corruption’ è ancora uno dei miei dischi preferiti. E per quanto riguarda i Benediction…beh, ne parleremo un’altra volta.


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