Nel 1997 o 1998 suonavo, andavo ai concerti e frequentavo i negozi più oscuri che potessero trovarsi a Milano a causa dei miei interessi (tuttora immutati). Uno di questi, durato pochissimo per una serie di motivi che non andrò a elencare, era in Via Plinio ed era gestito da due amici (non lo erano all’epoca, li conobbi lì frequentando il posto e lo diventammo successivamente).
Inutile dire che, malgrado l’aura nera e il total black del negozio, i due gestori erano affabili ed amichevoli e il negozio, pur nella sua breve durata, era diventato punto di incontro dei soliti disperati in cerca di un po’ di svago, musica estrema e compagnia. I sabati era facile passare non solo il tempo necessario a esaminare le rastrelliere dei cd ma anche un paio d’ore o di più giusto per fare due chiacchiere o cazzeggiare, e ovviamente, tra una parola e l’altra legavi, facevi gruppo e a volte organizzavi serate o trasferte ai concerti.

Le premesse per una serata tranquilla ci sono tutte, giusto?
Sbagliato.
Bene, non ricordo a che ora passò a prendermi Silvio o se partimmo dal negozio, a ogni modo mi ritrovai in auto solo con lui, seguito da Lorenzo e non ricordo chi altri in auto con lui. Ai tempi Silvio aveva una Citroen AX rossa che guidava in modo a dire poco pittoresco: sedile quasi completamente reclinato e visuale della strada attraverso quel triangolo che va tra la corona del volante e la cima del cruscotto. Ai primi momenti ero terrorizzato, poi, visto che guidava in maniera più o meno tranquilla, non ci feci più caso. Prendemmo la città, tangenziale, autostrada. Le indicazioni furono gentilmente fornite da Simone, batterista degli Eternal Funeral: uscita Ospitaletto, prendi di qui, gira di là e sei al locale. In un’era dove i cellulari servivano a telefonare e i navigatori satellitari nemmeno si pensava potessero esistere le trasferte si facevano così o con le mappe di carta.
Fino a Ospitaletto quindi andò tutto liscio: Silvio guidava, si arrotolava sigarette in corsia di Sorpasso e le fumava regolare. Una volta usciti seguimmo le indicazioni in maniera pedissequa ma malgrado tutto di Zingonia manco l’ombra. Dopo aver girato un po’ decidemmo di fermarci a chiedere a un foresto indicazioni e ricevemmo una risposta del tipo ‘eh, sì, non è di qui, è dalla parte opposta, ma se vai alla rotonda e prendi il tangenziale arrivi subito’ eccetera.

Altrettanto incredibilmente, dopo nemmeno un chilometro apparve un altro cartello, stavolta di fine paese: ZINGONIA, quelli barrati con la striscia rossa, presente?
Il paese era durato sì e no ottocento metri.
Silvio, preso dallo sconforto, lasciò il volante dell’auto che di diresse sullo sterrato che costeggiava la statale ed esclamò con la sua tipica voce strascicata:
‘qui siamo ai confini della realtà’
Con calma scendemmo dall’auto tutti assieme e vedemmo il da farsi. Non ricordo se qualcuno chiamò Simone per ulteriori indicazioni o se tornammo indietro e cercammo altre indicazioni, fatto sta che dopo qualche altro giro ci ritrovammo al locale appena in tempo per il concerto.
Ricordo ancora che eravamo tre gatti in croce a vederli e tutti ultrastatici, al punto che alla fine del loro set decisamente tirato Simone, cantante e batterista degli Eternal Funeral, scazzò col pubblico.
Ci fu il consueto cambio di set e arrivò il turno dei Mortuary Drape, veterani di lunga data del black metal italiano attivi tutt’oggi che allora avevano un palco decisamente meno elaborato di quello di oggi.
Prima dell’inizio della consueta intro qualche persona in più si ammassò davanti al palco. Assieme a loro ci fu uno che potremmo definire il furbo (tenetelo a mente, questo) che prese una bella pinta di birra, una sedia di quelle di plastica da esterno presenti nel locale e si sedette a un metro nemmeno dal palco, ovvero un rialzo di circa un 40ina di centimetri. Continuò a ridere e scherzare con gli amici ed era sua ferma intenzione vedere il concerto lì. Io, non essendo mai stato un amante del pogo, mi spostai dietro anche se con la gente che c’era sarebbe stato ben arduo movimentare il locale.
Calarono le luci, partì la intro registrata e finita quella iniziò la musica E il cantato anche se del cantante nessuna traccia.
Ora, il furbo seduto davanti al palco lo ricordate, sì?
Bene, era ancora lì senza che nessuno avesse fatto nulla né detto nulla quando Wildness Perversion, ovvero il cantante dei Mortuary Drape, fece il suo ingresso: microfono senza filo, passo di gran carriera, lo puntò diretto, scese dal palco, prese una gamba della sedia e fece VOLARE PER ARIA il furbo e la pinta urlando ‘FINOCCHI!!!’ tra una strofa e l’altra.
Mi rendo conto che a scriverlo non rende, avreste dovuto essere lì. Il furbo rise per non passare da idiota, ma Wildness Perversion era palesemente infastidito da quella mancanza di rispetto e, se non ricordo male, lo fece ben notare a tutti i presenti.
Come finì la serata e a che ora tornai posso solo immaginarlo, quel pub era uno di quei posti in cui i concerti finivano tardissimo…ma vabbé, ero anche giovane e mi bastava dormire tre ore per ripigliarmi a differenza di adesso che rimano in coma per almeno mezza giornata.
Se questo racconto fosse un film americano con spiegone finale, potrei dirvi come sono finiti i protagonisti di questa storia: ho rivisto Lorenzo dopo un periodo in cui ci siamo persi di vista e tutt’ora ci esco e ci suono assieme, Silvio lo sento più che altro via internet perché si è trasferito a vivere a Tenerife, i Mortuary Drape continuano a pubblicare dischi con una certa regolarità, hanno finalmente raccolto quanto seminato e fanno tour davanti a un pubblico decisamente più ampio e migliore, gli Eternal Funeral si sono sciolti anni fa e il furbo…boh, chissà che fine ha fatto!
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