lunedì 1 ottobre 2018

IL SILENZIO E’ D’ORO

Il capo concitato parla, parla, parla e spiega. 
E io davanti a lui lo ascolto, tutt’orecchi. L’ho sempre fatto, perché sono una persona metodica, ho a cuore il mio lavoro e sono empatico anche verso chi mi parla degli affari suoi.
Oggi però è diverso.
Alle 11:04 mi sono chiesto perché lo sto facendo. Perché sto ascoltando questo idiota del mio collega che mi spiega cose che non mi interessa sentire?
Finisce la riunione e sono a dir poco esausto e pieno di concetti di cui mi importa meno di zero. Scendo al bar a prendere un caffè e un mio collega mi racconta del figlio mostrandomi le foto. 
Non me ne frega niente. Ancora una volta mi chiedo perché lo ascolto. 
Non solo non mi interessa, non voglio proprio ascoltarlo, per cui appena offre il fianco e una minima via di fuga approfitto della situazione per salutare cordialmente e andarmene. 
Mi rendo conto che ogni giorno mi tocca sempre la solita solfa: devo stare a sentire gente che non ho voglia di ascoltare. Mi svaga solo l’idea di stare fuori, divertirmi, bere con gli amici e non pensare a nulla…insomma, fare la mia vita.

Stasera però è diverso, stasera sono fuori con un amico che mi sta raccontando i suoi problemi, da me peraltro condivisi, ma non voglio ascoltarlo. Perché? Perché non mi interessa, non ho voglia, non me ne frega un cazzo. 
E non ho problemi miei da paragonare, semplicemente non mi interessano i suoi. È lì con un’amica che non conosco, me la presenta e iniziamo a parlare amichevolmente, forse anche troppo. La serata è tutto sommato piacevole, peccato che quello poco piacevole sia io.
Dopo una ventina di minuti di chiacchiere e curiosità con questa donna sconosciuta sono comunque stufo. Sono stanco, esausto, svuotato. Mi avete prosciugato lo slancio sociale ma mi tocca stare qui, anche se la voglia è sotto i piedi: dopotutto ho organizzato io e chiesto se ci si trovava, non posso mica paccare in maniera così brutta. 
Rimango, stringendo i denti e continuando a bere, per un’altra ora e mezza, dopodiché mi congedo e me ne vado verso casa. 
Appena sono solo tiro il fiato, guardo il cielo e sospiro: finalmente solo, finalmente la pace, il silenzio, la tranquillità. Faccio qualche passo a piedi e mi gusto l’oblio della notte, poi finalmente mi ritrovo sotto casa. Entro, salgo le scale con calma e mi chiudo il mondo esterno alle spalle. 
Senza fare troppo rumore mi spoglio, e mi infilo a letto così come sono. Si sveglia mia moglie e mi inizia a chiedere cosa c’è, cosa non va, che è un po’ che mi vede strano, chiuso, silenzioso. 
Non so cosa dirle, o meglio, potrei dirle tutto quello che ho per la testa, ma è meglio di no. Le dico che non voglio ascoltare nessuno? Che tutti, lei compresa, mi infastidiscono? Che mi sta bene solo vivere con i pensieri dentro la mia testa senza nessuno che mi dica altro? 
Lascio perdere, le dico che è una sua impressione, di tornare a dormire che non c’è nulla da preoccuparsi. Vado in bagno, prendo quella pastiglia in più che era lì ad aspettarmi da troppo tempo e la mando giù con un bel sorso di acqua gelata che scende dal lavandino.
Voglio solo dormire, spegnermi, non sentire più nulla e non ascoltare più nessuno. 
Buonanotte, per sempre.

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