Ventura era contento: dopo una vita di sacrifici, la paga sindacale, l’esser dovuto emigrare in Germania per avere una vita decente finalmente tornava nella sua città, nella sua zona, nella via dove era cresciuto da piccolo.
Grazie alla liquidazione e qualche sacrificio finalmente aveva potuto permettersi andare ad abitare al civico di fronte la casa dove aveva vissuto fino ai suoi vent’anni.
Era felice così e poco gli importava se i pochi parenti rimasti e gli amici lo avevano sconsigliato di tornare nel vecchio quartiere: a lui non interessava. Era nato lì e lì voleva finire i suoi giorni, anche se la zona, a quanto raccontavano, era degradata e di quanto ricordava in gioventù era rimasto ben poco.
Già dopo il trasloco si accorse che nulla era come ricordava fatto salvo per una farmacia, due panetterie e una carrozzeria. Il resto era dominio straniero o quantomeno foresto con le conseguenti usanze dei popoli che erano venuti a colonizzare la città.
Ventura dopo un periodo inizialmente confuso si adattò: l’importante era la via, la zona, i marciapiedi e le loro forme familiari, l’odore dell’asfalto e della terra bagnata quando pioveva, le fioriere malandate e gli escrementi dei cani, le auto parcheggiate a cazzo di cane. Non gli interessava, era contento così anche se il resto del vicinato continuava a lamentarsi della situazione, del degrado, della delinquenza. Era metodico, regolare, financo compulsivo nel suo adattarsi e ripetere quotidianamente gli stessi gesti: la spesa, la passeggiata, le chiacchiere al bar dei cinesi, i capelli tagliati in un negozio di nordafricani e la spesa fatta al cingalese.
La vita scorreva regolare, tranquilla, noiosa fino alla sera in cui qualcuno tentò di sfilargli il portafogli: Ventura, anche se anziano, non permise l’affronto e, memore di una sua carriera pugilistica giovanile, reagì alla rapina. L’età e il non essere allenato lo portarono a soccombere quasi immediatamente e il rapinatore, per dare una lezione al povero vecchio ormai inerme che aveva osato reagire, pensò di accoltellarlo al fianco e poi fuggire.
Per sfortuna sua Ventura era in una via secondaria e nessuno lo vide, segnando così il suo destino. A lui però non importava, e mano a mano che le forze mancavano e iniziava a sentire il freddo dovuto al dissanguamento, sorrideva perché, dopotutto, era nato e morto nella sua zona, come aveva sempre desiderato.
Perché malgrado tutto, nel bene e nel male, lui veniva da lì.
Nessun commento:
Posta un commento