lunedì 15 aprile 2019

VENT’ANNI FA

Quello che leggerete sotto è il resoconto di una serata che passai nel lontano 2000 in un locale della mia città, Milano, che oramai non esiste più. Mi sono ricordato di averlo scritto durante una serata passata recentemente con un amico e, forse, anche grazie a una bottiglia di Jim Beam che ho vinto con un gratta e vinci regalatomi dall’Esselunga. 
Le correzioni che ho apportato adesso sono servite solo a rendere tutto leggibile ma i contenuti, la prosa e gli eventi, non vogliatemene, non sono altro che quanto scritto e vissuto ormai vent’anni fa. 
Rileggendolo, e sapendo che quella che ho raccontato qui sotto è una storia che mi è successa davvero, ho pensato al fatto che, ora, quello che beve Jim Beam sono io e, di conseguenza, potrei farvi delle proposte…

IL DIAVOLO

Ma alla fine…chi è il diavolo? L’alcool, il fumo, o che cos’altro? Uno dei vizi umani? No, peggio. Il diavolo è il nostro migliore amico. Ci fa le proposte, ci offre da bere, da fumare e, tra una birra e un whisky, ci propone soldi e potere. Con che prezzo? Basso: un’anima. Una cosa che alla fine non ci rendiamo neanche conto di avere, tanto la cosa è scontata e poco utilizzata, un po’ come il cappotto della festa che hai e non metti mai e che dopo anni ti dimentichi di avere…ma alla fine ce l’hai sempre lì, nell’armadio a portata di mano e, quando lo dai via, ti arriva l’occasione per sfoggiarlo e prendere i complimenti da tutti. Già, ma l’hai dato via e con tutto il rimorso del mondo maledici quel momento e rimpiangi il tuo cappotto…
Venerdì sera. Solito rituale: aperitivo con birra e grappa ed una decina di sigarette e l’arrivo al locale dove lavora con il suo amico; parcheggiano l’auto, scaricano le valigie da DJ e dopo aver salutato tutti entrano. Sì, effettivamente il posto è infernale, ma mai vai a pensare che ti succedano certe cose, no? È la solita riunione di mostri: altro che ambiente dark, al diavolo non piacciono i depressi. Il locale è in stile horror, ma la gente che lo frequenta è tutt’ altro che depressa, anzi se ne vedono di tutti i colori: metallari, allegre famigliole, adolescenti in cerca di alcool o miti, lesbiche, bisessuali e chi più ne ha più ne metta; forse il diavolo ci viene perché il casino che si scatena verso l’una di notte somiglia molto ad una bolgia infernale, piena di gente che inneggia, urla, bestemmia e canta in coro completamente ubriaca al ritmo di una musica martellante ed assordante. 
Entra, stavolta nel locale saluta tutti molto più amichevolmente e in più c’è molta più gente che conosce del solito, manco li avesse invitati apposta. Poi ci sono due o tre donne che sembra gli interessino, insomma si prospetta un’ottima serata. Si mette con il suo amico dietro la consolle da DJ o, come la chiama lui, il juke-box ed inizia la serata mettendo musica, parlando al microfono e ovviamente mandando affanculo chiunque gli venga a chiedere ‘le dediche del cazzo’ come è solito chiamarle, canzoni di qualsiasi genere chieste da persone che ogni due minuti stressano o offendono finché non le accontenti: un piccolo inferno, insomma. Due li maltratta perché non conoscono gli Overkill, per cui lui nutre un’insana passione e non sa neanche lui perché, forse si è troppo immedesimato nel personaggio digitale delle varie message-board che frequenta, una persona virtuale che viene trattata al pari di un dio, e nemmeno lui sa perché. La serata continua bevendo, cantando, facendo casino, ballando con una ventina di persone tutte più o meno amiche sue, ma senza dimenticarsi del suo amico DJ che va a ‘proteggere’ ogni volta che qualcuno chiede dediche o più banalmente sta con lui tranquillamente per fargli compagnia. Tutto ok insomma, o perlomeno nella norma come ogni venerdì. Invece, quando meno te lo aspetti, la botta. Mentre gli altri bevono e si divertono lui rimane in disparte e parla. Già, ma più che parlare ascolta. Il tempo improvvisamente rallenta, i movimenti degli altri rallentano e si annebbiano, quasi venissero messi fuori fuoco, attorno a lui si ottunde tutto in un inquietante silenzio, tranne la voce del suo interlocutore che continua a parlare sempre più insistente e minacciosa e in quell’improvviso silenzio spicca più del normale. Il suo interlocutore, già…i pochi che li hanno visti assieme potrebbero giurare che sono fratelli da quanto sono simili, l’unica cosa che varia è la luce che proviene dallo sguardo dei due: lui ha uno sguardo triste e combatte per cercare di trovare un po’ di tranquillità, mentre il suo interlocutore ha uno sguardo anch’egli profondo ed impenetrabile a causa degli occhi scurissimi, contornato da uno strano sorriso che rende l’espressione del viso inquietante. A guardarli entrambi sembra di vedere la stessa persona sdoppiata, da una parte il bene e dall’altra il male, la luce fioca del dolore e l’oscurità dell’ignoto. L’atmosfera si isola sempre di più attorno ai due e, benché siano in un locale colmo di gente, parlano come se fossero da soli in mezzo ad una piazza, tranquillamente, da soli a bassa voce. Amabilmente sembra, come fossero due amiconi, invece quello che si stanno dicendo deve essere strano visto le espressioni del suo viso. Il misterioso interlocutore parla con enfasi crescente mentre lui è seduto su di una panca con lo sguardo fisso a terra. Non si sente bene le cose che si dicono anche se la parola più frequente che si riesce appena a scorgere è ‘denaro’. Mah, e si che lui non si è mai fatto troppi problemi di soldi. La discussione diventa man mano meno animata e l’atmosfera inizia a dissolversi piano, si velocizza e quella specie di nebbia opaca sparisce, per fare di nuovo posto alla normalità, perlomeno apparente, perché i due ‘fratelli’ hanno espressioni diverse, inquietantemente diverse: lui sembra scosso ed inquietato, colmo di dubbi, mentre il suo interlocutore, piacevolmente soddisfatto, sembra stia ghignando beffardamente. Intanto la musica torna assordante, anche perché dal punk si torna a cose più dure, prima i Korn e poi i Pantera. Tra una sigaretta del pacchetto ormai finito e un sorso di spumante, la serata giunge piano al termine, mentre la musica sfuma piano ma inesorabilmente: si accedono le luci del locale, si chiudono le valigie con dentro i cd e si va al piano di sopra a mangiare la famosa pizza gratis delle 4 di mattina, che ha due pregi: arriva a riempirti lo stomaco dopo una sera passata a trangugiare liquido alcolico ed è gratis, anche per lui che non lavora come DJ ma che alla fine si fa tutte le serate con il suo amico. Fuori è freddo, il cielo limpido è spazzato da un leggero venticello ed anche se è mattina presto è ancora molto scuro. Le stelle splendono limpidissime e la falce di luna presente in cielo illumina le strade quasi più dei lampioni. Durante il tragitto in auto trova a malapena il coraggio di confessare al suo amico cosa gli ha detto quello strano interlocutore con cui ha avuto a che fare in quella malvagia ed assurda serata; gli dice quasi tutto, anche se certe cose non le ha dette o perché non le ha sentite attentamente, o perché non le vuole dire o forse perché ha paura a farlo. Due frammenti di discorso però gli sono rimasti impressi nella memoria, due frasi dette dal suo misterioso interlocutore mentre lo fissava profondamente negli occhi come per tatuargli le parole nel cervello e come per fargli capire e ricordare sempre. Parole semplici, un’affermazione che a lui però è suonata subito strana e alla quale lui ha risposto con una domanda, ovvia e scontata, cercando di scoprire qualcosa di più:
‘Tu hai un’energia positiva dentro e devi imparare ad usarla.’
‘Come fai a saperlo? Io non ho nessuna energia!’
Perché lui? Come fa l’altro, anche se è un mitomane, a sapere? Sapere cosa? Quale energia? Il famoso ‘dono’, la risposta lo ha fatto riflettere non poco:
‘Fidati, io lo sento’. 
Ma…allora è tutto vero. Tra tutta la gente, almeno duecento persone, lui. C’è un perché. Non solo, un’altra frase a metà discorso, quando la proposta gli era già stata fatta, lo ha turbato ancora di più, quasi fosse una conferma della frase precedente, un abile rafforzativo, una cosa che lo ha fatto riflettere non poco sul perché il demonio potesse essere interessato alla sua anima corrotta, o perlomeno, non pura come quella di un prete od un qualsiasi devoto cristiano che segue la bibbia: ‘satana non vuole le mezze seghe’, un’affermazione che lo ha sconvolto, perché alla fine ha capito una cosa: se il demonio vuole la sua anima vuol dire che lui ha qualcosa di importante, tanto importante da volerlo ed essere così combattuto. Dopotutto i periodi dove incontrava preti, persone che gli regalavano rosari o trovava santini per terra ci sono stati, come ci sono stati i periodi dove si sognava il diavolo che gli proponeva il patto, e malgrado lui non lo volesse, veniva tormentato un po’ da entrambi. E sono stati inquietanti entrambi, soprattutto per una persona che cerca le spiegazioni ovunque, anche dove apparentemente non ce ne sono. Quello che lui ha sempre desiderato è farsi i cazzi suoi, ma non sa né perché né per come si ritrova tra i piedi sempre gente cha ha a che fare con il maligno, sia come amica che come nemica. Dio non gli ha mai rotto troppo le scatole, anche perché le cose di chiesa le ha sempre evitate come la peste a causa di un’istruzione scolastica dalle suore abbastanza militare e di un’infanzia in una famiglia forse anche troppo cattolica e per nulla permissiva. Eppure…quella sera tutte le domande sul bene, sul male e sulla fine del mondo lo attanagliano. A letto non riesce a dormire, è confuso, preoccupato e terrorizzato, e l’unica domanda che riesce a farsi è: ’Perché io?’
Soluzioni non ne ha, l’unica cosa che lo tormenta è il continuare a chiedersi che cos’ha di strano per essere contattato e controllato a distanza dal bene e dal male. Dopotutto, ma forse, il fatto che tutto quello che desideri avviene, i Deja-vu, i sogni premonitori e l’aver capito determinate cose che la gente comune ignora…sì questo è abbastanza. A volte ha perfino dubitato di avere certe capacità, pura suggestione, credi chissà cosa, mentre alla fine sono tutte coincidenze. Adesso lo sa il perché. Che fare? Essere l’ultimo in paradiso o il primo all’inferno? Dubbio assurdo, citazione dal ‘Paradiso Perduto’ di Milton ripetuta arrogantemente e beffardamente da quello strano interlocutore che gli è rimasta in mente soprattutto quando è stata detta da lui anche già avendola sentita decine di volte da altri nei più svariati posti.
Dorme poco ed intanto riesce a tranquillizzarsi anche pensando alla proposta, potrebbe accettare…no. Sa già che non lo farà, perché l’unico desiderio che ha il diavolo non può realizzarlo. La mattina dopo è più tranquillo, si sveglia ed inizia a rimuginare su quell’atmosfera da incubo che ha vissuto. Ma forse, anzi senza il forse, era ubriaco, oppure ha avuto a che fare con un matto. Ma sì, uno squilibrato, uno che chissà che cosa si è inventato oppure era ubriaco pure lui, figurati se satana viene da un povero cristo perfino ateo, satana va dai credenti. 
L’unica cosa: ma che è successo al locale? Non si ricorda ma è normale, ha bevuto ed era più fuori del solito. Questa è la giustificazione ufficiale e razionale, strano finché vuoi ma plausibile. La sera esce nuovamente con il suo amico DJ ed è fermamente intenzionato a chiedergli che cosa fosse successo per la curiosità di voler sapere che cosa ha fatto e che musica c’era nei momenti bui della serata precedente. Ma, seduti al tavolo di legno con davanti le due pinte di birra, il suo amico lo anticipa domandandogli una cosa che lo fa sbiancare in volto e gli fa correre un brivido per la schiena, ricordandogli immediatamente che cos’è il terrore:
‘Ti ricordi che musica ho messo verso le due? Ho un vuoto, non mi ricordo niente, eppure non ho bevuto…ed è strano, molto strano…’ 
In quel momento, la nebbia del dubbio viene spazzata dalla sua mente come una folata di vento trasporta i pollini a primavera: era tutto reale.  

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