domenica 2 giugno 2019

NIENT’ ALTRO CHE ACQUA

Disegni strani, bolle, traiettorie regolari e a volte imprevedibili.
Ho freddo.
Sono bagnato.
L’acqua era fredda al tatto ma su di me e sui miei vestiti bagnati è gelata. Vorrei potermi scaldare ma non so come accendere un fuoco; piove, fa freddo, è tutto bagnato attorno a me.
Sono da solo sulla riva di un fiume e non so altro. Mi fa male la testa, ho lividi ovunque.
Cosa ci faccio qui? So che ero in acqua perché sono completamente bagnato. Ma come mai ero in acqua?
Non ricordo.
Ho fame. Ho un buco allo stomaco e un bel taglio alla gamba. Metto il polpaccio in acqua, lo sciacquo, lo frego per bene e lo bendo come meglio posso.
Attorno a me non c’è nulla, nulla che mi ricordi cosa è successo.
Combatto con fame e mal di testa e mi tiro in piedi. Un capogiro fortissimo sta per buttarmi a terra ma riesco ad aggrapparmi a un albero. Uff. per un pelo.
Mi guardo in giro, nulla. Se non fosse per lo scroscio dell’acqua che ormai mi è diventato odioso non si sentirebbe nulla.
Mi tappo le orecchie.
Ah, un po’ di pace, quello scroscio mi sta facendo impazzire.
Non posso rimanere così in eterno. Tolgo le mani, lo scroscio ritorna assordante, bestemmio, stringo i denti ma decido di muovermi. Il cielo è grigio, è nuvoloso, non c’è sole, non ho punti di riferimento.
Vabbè, seguo il fiume e vedo se riesco a scendere a valle costeggiandolo.
Sono tutto rintronato, ho fame, la nausea e freddo.
E non ricordo cosa sia successo.
Zoppico prima poco, poi sempre più vistosamente mentre continuo a scendere costeggiando il fiume, passo dopo passo.
Ho solo ricordi di acqua, fiume, poco altro. So chi sono, ma non so cosa è successo e come mi sono ritrovato qui.
Mi fermo, dall’altra parte del fiume qualcosa di rosso. Non vedo bene cosa sia ma con qualche passo azzardato e qualche sforzo in più alla vista riesco a riconoscere un giubbetto di salvataggio.
Rafting!
Stavo facendo rafting, ecco cosa cazzo è successo.
Eravamo in quattro, abbiamo preso la rapida, si è ribaltato tutto e siamo finiti tutti sparsi.
E ora son da solo. Provo a chiamare e resto in attesa di sentire se qualcuno risponde.
Nessuno.
Continuo a scendere, prima o poi troverò qualcosa.
Dopo una buona mezz’ora di dolore e discesa ho trovato qualcosa di sparso della spedizione e il relitto del gommone, sgonfio, attorcigliato malamente contro un albero.
Nessun altro oltre a me.
Ogni tanto urlo, chiamo i miei compagni di sventura, ma non sentendo nessuno che risponde temo di essere rimasto solo. 
Alla faccia che doveva essere una bella gita.
E che il rafting è semplice. 
Arrivò al paese a notte fonda, non trovando nessuno si addormentò davanti a un tabaccaio e fu svegliato dal metronotte che, vista la situazione, lo portò subito in ospedale.
Ci volle una settimana perché tornasse in forma. 
Degli altri non se ne seppe più nulla, li cercarono per tre settimane e poi smisero, dandoli per deceduti.

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