Poco prima della pausa pranzo mi venne il solito buco allo stomaco che decisi di tappare aumentando la quantità di caffeina.
Davanti a quella che in teoria era una macchinetta del caffè aziendale ma che in pratica erogava asfalto liquido rimasi in catalessi a fissare le immagini stereotipate ed accattivanti dei finti caffè attendendo la mia bevanda. Dopo il classico minuto scandito dai soliti rumori di preparazione trovai il bicchierino fumante. Mi spostai immediatamente quando vidi arrivare due colleghi che parlavano di lavoro; se c’era una delle cose che mal sopportavo era proprio il sentire gente disquisire di lavoro in pausa.
La mente iniziò a vagare senza meta precisa finché arrivai non so per che motivo a pensare a una serata tra amici trascorsa pochi giorni prima. Nulla di eclatante o speciale, era una semplice serata dove avevamo mangiato, bevuto e parlato di musica, almeno fino a un certo punto.
Sapendo che scrivevo racconti iniziammo a parlare di storie e presto il tema portante delle storie diventarono i morti. Fu così che iniziammo a ricordare gente scomparsa che non sarebbe stata ricordata da nessun altro se non chi li aveva conosciuti.
Simone ricordò un vicino di casa egiziano morto per un incidente di lavoro e un amico morto di inedia.
Marco una ragazza che incontrava in montagna.
Lorenzo e Laura un ragazzo sieropositivo morto a causa di una setta.
Io pensai a due gemelli incontrati in montagna quando ero piccolo; la storia era simile a quella di Marco, solo con la differenza era che uno dei due era ancora vivo l’anno dopo.
Ricominciai a fissare il caffè e mi tornò alla mente il figlio della vicina di casa di mia madre, morto in Arizona in una gara di off-road, e la figlia di un altro vicino, rimasta vedova in viaggio di nozze a causa di un incidente.
Pensai a tutti quei morti dimenticati, a tutte le storie di persone scomparse che avevo sentito e che avevo scordato subito dopo, a tutti i necrologi che vedevo ogni giorno sui cancelli dei palazzi, alle morti che mi venivano raccontate da persone che erano le uniche custodi del ricordo di quella persona.
Mi chiesi se mai qualcuno le avrebbe ricordate, ma in fin dei conti già sapevo la risposta: dopo qualche tempo, tutto si dimentica, e prima o poi sarebbe arrivato anche il nostro turno.
At the going down of the sun and in the morning, We will remember them (Laurence Binyon - For The Fallen)
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