martedì 1 ottobre 2019

CINQUE ANNI DOPO

Anche quello che leggerete qui sotto è un racconto 'datato', il file da cui l'ho preso segna 2012 ma l'ho scritto sicuramente nel 2004 o 2005...ho tolto due ripetizioni, il mio stile da allora è cambiato ma riguardandolo l'ho trovato godibile, per cui ho pensato di ricontrollarlo e proporlo al pubblico.

La coda alle otto di sera in circonvallazione è sicuramente sopportabile, non così i 70 chilometri all’ora che bisogna tenere sul ponte della ghisolfa, ecco perché preferisce passarci sotto malgrado i semafori sempre rossi. La pioggia batte sul parabrezza picchettando aritmicamente e confondendosi con il rombo del motore e lo stridere dei tergicristalli sul vetro; un pezzo di Zakk Wylde esce dall’autoradio donandogli un po’ di malinconia e calore della casa che raggiungerà tra poco mentre si ritrova i piedi quasi in fiamme a causa del fatto che d’inverno gli piace girare per la città con il riscaldamento a palla, e d’altro canto il vecchio maggiolino non permette di regolare la temperatura ma solo l’apertura delle bocchette che convogliano l’aria calda dal motore.
All’ ennesimo semaforo si lascia ipnotizzare dal movimento dei tergicristalli e inizia a lasciar vagare la mente sulla sua vita. Non è mai stato una persona solare, ha sempre avuto quel velo di malinconia che gli guastava di volta in volta tutte le cose belle che gli succedevano in vita. Insomma, il classico tipo da bicchiere mezzo vuoto, bevuto da qualcun altro. A parte qualche episodio sporadico, è sempre stato anche troppo pessimista rovinandosi la vita nella migliore delle maniere, con le sue mani.
Scatta il verde, e miracolosamente riesce a trovare uno spiraglio e la via davanti a sè completamente libera. 70, 80, non di più perché ha sempre paura che l’auto slitti e non riesca più a controllarla e lui si ritrovi contro un palo, ma malgrado tutto a quella velocità riesce a prendere tutti i semafori verdi e a ritrovarsi più vicino a casa di quello che immaginava. 
Gira in via Ascanio Sforza e prende lungo il naviglio rallentando un po’ l’andatura, giusto perché non ha voglia di correre. Arrivato davanti a casa parcheggia, guarda le finestre buie e spegne il motore. Non ha voglia di salire, per ora. Si ferma in auto, abbassa il finestrino di due dita e si accende una sigaretta che si era preventivamente rollato mentre era in coda in circonvallazione.
Non ha voglia di tornare a casa. Vorrebbe fermarsi fuori a mangiare e a fare due chiacchiere. Consulta la rubrica del cellulare, ma non trova un nome che gli vada a genio. Non è nel mood di fare casino o divertirsi…preferisce una birra davanti ad un amico a parlare del più e del meno in un locale poco affollato. Nulla, non trova un nome che lo ispiri. Spegne l’autoradio, si ficca il frontalino in tasca, apre la porta, getta la sigaretta e chiude l’auto senza metterla in box.
Nella casella della posta non c’è nulla, ma davanti alla porta di ingresso c’è uno dei suoi soliti pacchi quadrati che contengono lp. Non da molto gli è ripresa la mania del vinile…saranno circa tre anni, ma in questo periodo tra siti on line e scambi con mezzo mondo è riuscito a recuperare gran parte dei dischi che vedeva nei negozi quando era più piccolo e che all’epoca le mance settimanali non gli permettevano di comprare. Apre la porta, entra in casa e mette il pacco in un angolo dell’ingresso dove ne giacciono altri due, cose arrivate giorni fa ma che non si è ancora preso la briga di aprire.
Guarda fuori dalla finestra e vede gli alberi che si muovono leggermente a causa del vento e i fanali delle auto in lontananza. Ripensa a quanto gli manca la sua vecchia zona e al fatto che spera sempre un domani di poterci ritornare, malgrado la città dove vive gli piaccia sempre meno e gli sembri sempre più anonima e egoista.
Si volta a vedere l’ora sull’orologio a muro e scorge un biglietto sul tavolo. È partita per lavoro e tornerà tra qualche giorno, intanto gli raccomanda di mangiare, dormire e non stancarsi troppo. Non sa perché ma gli viene in mente il viaggio di cinque anni prima. Era un’altra persona, un’altra donna e un periodo che gli pare essere lontano non cinque, ma vent’anni. Ora si ritrova a casa sua, con qualche pelo grigio sulla barba e sulla testa a fissare il biglietto della sua donna in silenzio e ripensando ad un’altra donna, così lontana e ormai così fioca. Si ricorda lucidamente il viaggio, la musica che c’era in autoradio e il sole che sorgeva mentre arrivava a destinazione ma non riesce più a ricordare il viso di lei, che strana cosa. Ripensa al fatto che si era detto che non sarebbe mai più stato così con una donna, e si rende conto che erano solo cazzate. Stai così con tutte le donne, basta amarle.
Rimette il biglietto sul tavolo, si cambia il cappotto e si mette una giacca militare e riesce. Prende l’auto, e riparte verso la sua vecchia zona. Chissà che non trovi qualcuno dei suoi vecchi amici…e anche se non trovasse nessuno, si spara un giro dove vuole lui, senza dare peso al fatto che tornerà tardi o meno, anzi, essendo quasi le nove è proprio il momento giusto per un panino con tutto e una birretta senza fretta; pigia sull’acceleratore e attraversa Porta Romana che sotto la pioggia gli sembra tetra e slavata. Direzione Viale Argonne.

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