
Una volta fermo, Davide scende e fa segno agli altri tre di arrivare. Sono giovani, gli frega della gita e non guardano troppo l’auto se non per le dimensioni. Tolto qualche complimento sul costo del mezzo, montano e si mettono comodi, ma non prima di aver ascoltato le raccomandazioni del guidatore.
‘Ho il pieno, per il casello smezziamo che tanto non è una gran spesa al cibo vediamo di trovare un rancido di merda. E Ah’ dice girandosi verso l’occupante del sedile del passeggero ‘Raven, sono Driver l’imprendibile, oggi.'
‘Cominciamo bene, eh!’ dice Ludovica dal sedile posteriore.
‘Dai, cerco di andare piano, ho solo la classica e l’auto è di mio fratello, non ho voglia di fare ciocchi o avere problemi.’
‘Minchia, è suo questo aereo?’
‘Già. Che, ti pare che io, spiantato come la merda, me la potevo permettere?’
L’auto parte, qualche chiacchiera, due cazzate e i soliti insulti a Giotto, il quarto della combriccola, per le camicie e le battute improponibili.
Appena arrivati in tangenziale la Honda morde l’asfalto: un motore della madonna, una lussuosa berlina con un motore da corsa e quattro ruote motrici. Perfetta per farci di tutto anche se, oggi, il guidatore cui è affidata ha deciso di andare piano.
‘Fai il bravo e mi ringrazierai; andiamo per Marduk oggi.’
‘Marduk?’
‘Fidati, non è lontano, è bello, e nel nostro stile. Siamo classy, noi.’
Raven guarda Davide incuriosito. Si fida, ma vorrebbe saperne di più. Chi non di fida troppo è Ludovica, che lo tempesta di domande per sapere che cosa li aspetta.
‘Nulla di che, pensa a picchiare Giotto nel frattempo.’

Lo avesse mai fatto.
Un riff stoppato riempie l’abitacolo, i ragazzi, che non masticano thrash metal, si chiedono chi sia la band. L’auto rallenta un attimo, giusto il tempo per il conducente di sospirare e dire agli altri ‘Mi dispiace.’
Il pezzo esplode, il cantato roco, lo stoppato, la cadenza, tutto diventa travolgente.
(A shot of petrol is my bonafide method, to lose control and get thoroughly distracted)
Per un secondo gli altri si chiedono cosa succeda, dopo una frazione di secondo capiscono: è partito il pezzo che non doveva partire.
(Kick start and turn me over, Punchdrunk, but I'm still sober. Fourteen years and a whole lot bolder and I don't flinch. Hungry and I'll take the best 'Cause I never wanted anything less, What doesn't kill me makes me stronger.)
L’acceleratore è a tavoletta, il motore urla, il cambio automatico scala e parte il kickdown. Ludovica urla, Raven rimane silenzioso, Giotto non sa cosa dire. La Honda è passata in pochi secondi dai 120 ai 190 orari e non accenna a rallentare perché Davide sta cantando a squarciagola tamburellando il tempo sul volante.
‘Marduk o non Marduk qui ci arriviamo MORTI!’ urla Ludovica. Raven, più pacato, chiede a Davide di rallentare.
‘Non potevi prenderla a casa in gocce?’ se ne esce Giotto.
‘Sì, assieme a dell’Adrenocromo!’
L’auto intanto è ferma sui 220 orari. Tutto fuori sfreccia velocissimo.
(It's like a war inside me, action is all I know Tell me it's suicide, tell me something I don't know!)
La situazione è tesa ma scema appena il pezzo finisce. Il piede si alza dall’acceleratore e tutto fuori diventa più lento, meno confuso e, soprattutto, meno pauroso.
‘Raga, scusate, non me ne vogliate, ma ne avevo bisogno.’
Gli altri tre si guardano e all’unisono rispondono al conducente: ‘A driver, ma vaffanculo, va!'
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