sabato 28 dicembre 2019

LA CENA DI NATALE, UN ANNO DOPO.

Suona la sveglia. 
Sono a letto, nel mio letto, ma c’è qualcosa di strano. Una specie di odore, ma non ci faccio caso. 
Mi sono sbronzato. Ieri sera ero alla cena di natale della ditta a cui vado sempre malvolentieri: ne approfitto solo per la gita al museo, la cena e l’alcool gratis ma a una certa ora, quando dovrei diventare molesto, prendo e vengo via. 
Ecco, ieri sera è successo esattamente questo: ricordo il museo, il ristorante, i prosecchi, le chiacchiere, la cena, la boccia di primitivo, la fuga alle dieci e la tappa al pub per il bicchiere della staffa. 
Poi, buio. 
Respiro, allungo una mano sull’altra parte del letto vuoto da mesi per sentire un po’ di fresco dopo il calore della notte. 
Non è vuoto. 
C’è un culo. 
Nudo. 
Sono a letto, nel mio letto, e c’è qualcuno a letto con me. 
Chi cazzo è. 
Ho la faccia spaccata in due e dei postumi indecenti, una risacca nello stomaco che peggiorerà e basta e pochissima voglia di andare in ufficio. Tendo l’orecchio e sento respirare, poi faccio di nuovo caso all’odore: un misto di sudore, fumo e sesso. 
C’è qualcuno nudo nel mio letto e io sono in mutande. 
Non dormo mai in mutande, quindi qualcosa è successo. 
Il dramma, per me, è capire come cazzo ho fatto, visto che sono un timido e non ho la benché minima capacità di rimorchiare la gente al pub. Al mio poi, figuriamoci. 
Accendo la luce e giro subito la testa dove c’è l’intruso, o meglio, l’intrusa visto che scopro è una donna, o meglio, una ragazza. 
Ammazza quanto è giovane. 
Mi chiedo come cazzo ho fatto. 
Ricapitoliamo: sono arrivato al pub, mi sono intortato una e me la sono portata a letto come non facevo tipo da mai nella vita, perché 'ste cose le ho sempre e solo sognate, alla fine. Mai avrei pensato mi succedesse. Non sono il tipo e, di solito, e se divento ciarliero non concludo mai una minchia. 
Invece, ieri sera, le cose sono andate diversamente. 
‘Vuoi del caffè?’ 
‘Sì, grazie.’ 
Ah, è pure italiana. 
Mistero. 
Si alza, è nuda. Raccoglie i vestiti da terra sparsi assieme ai miei e se li rimette addosso mentre la guardo: non male, non male davvero. Non una strafiga, ma carina e oltretutto giovane. 
Mentre ci spostiamo in soggiorno dove trovo altri indizi della fretta di metterci a letto non smetto di chiedermi come ho fatto a fare succedere una roba così. Mi ripeto mentalmente che non sono il tipo e tutte queste belle frasi, fatto sta che si vede che sono il tipo, visto che è successo. 
Mentre facciamo colazione scambiamo ancora qualche parola e qualche frammento mi riaffiora, mi ricordo il nome, cosa studia, l’età e qualche altro particolare più o meno personale. 
A un certo punto le chiedo di nuovo l’età, me la conferma. 
Io, raffinatissimo, tiro una bestemmia e le rispondo con un ‘potrei essere tuo padre’ completamente fuori luogo. Non ho paura si scandalizzi perché alla fine mi ha conosciuto praticamente ubriaco che tiravo bestemmie come mangiare pistacchi e ricordo che ha un ragazzo che grossomodo ha la mia età. 
Finisco il caffè e mi arriva il colpo basso: chiacchierando mi spara un ‘e poi ti trovo carino’ che mi sorprende. Io, carino, non mi ci sono mai visto. 
Quando si fa l’ora usciamo, vado verso la metro e le spiego come tornare a casa, visto che mi ha detto grossomodo dove sta. Alla metro, imbarazzati, opto per due baci sulle guance e ci salutiamo. 
Passo tutta la giornata in ufficio a cercare di mettere assieme i pezzi ma mi ritrovo in mano un puzzle in cui, di pezzi, ne mancano parecchi. Il giorno dopo pertanto faccio un salto al pub e ritrovo sia uno dei gestori che c’era la sera del fatto sia un amico che ricordo di avere incontrato e mi faccio raccontare le loro impressioni. 
Quello che alla fine sono riuscito a mettere assieme è che, venendo via dalla cena di natale vestito come la controfigura di John Wick, ho deciso di fermarmi al pub per sbronzarmi. Entro, tiro due o tre bestemmie e chiedo da bere, poi mi siedo al bancone. Lì mi calmo e parlo con qualche habitué, poi noto questa ragazza seduta alla mia sinistra e inizio a parlarle. 
Di cosa le parlassi non lo ricordo, l’amico mi ha detto che parlavo delle mie cose, come faccio sempre con la gente, si vede che in questo frangente devo essere stato particolarmente convincente. 
Altri sprazzi comprendono l’esserci spostati all’esterno a fumare, un altro drink, io sempre più ubriaco, la cassa e l’essere volati a piedi verso casa perché il tram non arrivava. 
Ricordo anche di esserci fermati a limonare per strada ma non so quante volte. 
Quanto successo una volta chiusa la porta di casa l’ho ricordato o ricostruito il mattino dopo. 
Un mistero dipanato in 48 ore, una serata degna di un libro di Bukowski che non so per quale motivo cosmico è successa a me. 
Dopo essermi chiesto il perché di tutto questo mi son messo il cuore in pace: le cose succedono, punto. È la vita, giusta o ingiusta, oggi a me e domani a te. 


L’unico particolare inquietante di una storia tutto sommato banale è stato il momento in cui ho aperto il file word dove scrivo i racconti come questo: l’ultimo, che avevo iniziato poco tempo prima, raccontava esattamente questa storia.

Nessun commento:

Posta un commento