martedì 11 agosto 2020

MIELE, FUGHE E MESSAGGI

La pioggia e’ intensa, ma di breve durata. Tempo di tornare a casa e il tutto si e’ ridotto a un fastidioso quanto innocuo gocciolio; non c’e’ neanche bisogno di azionare i tergicristalli, tanto piu’ che la strada la conosce a memoria, e quasi viene assurdamente da pensare che ci siano due solchi, come due rotaie, e che una volta infilato nelle rotaie, Andrea vada da solo. Il disco di Rossini va avanti; ad alcuni capita, dopo un evento traumatico, di ricordarsi dettagli inutili che non c’entrano niente, meccanismo che mette in atto la memoria, una forma di protezione dai ricordi troppo brutti. Lui ad esempio ricorda bene che aveva Rossini in sottofondo la notte in cui ci ha quasi rimesso la pelle. Per distrarsi da questo senso di cupezza che lo sta attanagliando, nonostante sia vicino a casa, l’unico luogo veramente suo, si costringe a pensare ad altro. Tipo strano quel barista, non ha detto una parola, non sembrava particolarmente interessato a qualcosa, e al tempo stesso aveva l’aria di uno che non si lascia mai sfuggire niente. Un ottimo investigatore privato, pensa sorridendo. E poi la ragazza...’Devo dirlo: non e’ di certo una di quelle ragazze che, se le vedi passare per strada una mattina, ti illumina l’esistenza’. Un maglione di lana azzurra lungo, dritto, che lascia molto da immaginare, praticamente tutto anzi, un paio di jeans, il casco integrale, bianco come la Vespa, senza i soliti adesivi o quelle disgustose orecchie finte che sembrano l’ultimo grido in fatto di moda, capelli chiari, belli ma non eccezionali. Ma allora, c’era qualcosa che l’aveva colpito? E se si’, cos’era? Giorgio pensa a tutto questo mentre parcheggia Andrea 
come al solito, sale le scale, apre la porta di casa, tutto come al solito.
Martina ha uno straccio imbevuto d’acqua in mano e lo strizza vigorosamente, lasciando cadere l’acqua sporca in una grossa bacinella gialla.
‘Ecco che ho trovato il modo per passare la serata...santa Rosalia, aiutami tu! Oh, giusto te...gioia, scusami, sai. Non so cosa stavi facendo, e dopo mi racconterai tutto, ma adesso togliti quel tuo bel cappotto e vieni ad aiutarmi ad asciugare questo disastro. Dicono che le cosce di rana siano un cibo di lusso, ma vorrei evitare di trovarmi un po’ di queste bestiole per casa. Soprattutto vive’.
‘Ma, hai una vaga idea di cosa possa essere successo?’, domanda Manuela mentre appoggia il cappotto sul suo letto e attacca il casco alla maniglia della porta.
‘Mi dispiace dirlo, cara, ma e’ colpa mia. Una volta che torno presto e cerco di fare la brava padrona di casa, mi dimentico che esiste la centrifuga e apro tutto prima che questa baracca abbia finito. Davvero, scusa se ti ho chiamato, ma mi e’ preso il panico...a proposito, ti ho disturbato? Stavi facendo qualcosa di importante?’
‘Mah...no...niente: sai, mi ha chiamato Allegra per andare a prendere un aperitivo...’
‘Ah, ma allora ti ho quasi fatto un favore, vero? Attenta, li’ non sono ancora passata...’, troppo tardi. Con un sonoro splash il piede destro e il calzino destro di Manuela si tuffano allegramente in una macchia d’acqua che l’occhio clinico di Martina aveva putroppo perso di vista. Lei resta per un attimo ferma, completamente colta di sorpresa. Poi alza il piede e controlla i danni.
‘Sono un disastro’, dice guardando Martina.
‘Quanto basta, ma e’ per questo che siamo Ma & Ma: tu fai i disastri e io rimedio’.
‘Scusa se ti contraddico, ma questa volta il disastro l’hai fatto tu. Dai, lasciami fare, finisco io. Ho bisogno di scaricare energie’.
Martina passa lo straccio a Manuela ma resta nelle vicinanze e la guarda mentre continua il lavoro di asciugatura. Per fortuna non sembra ci sia niente di così grave.
‘Ma, lo sai cos’e’ il torbato?’, chiede Manuela ad un certo punto, dopo essersi dedicata per alcuni minuti in silenzio al pavimento.
‘No, e al momento non mi importa granchè, a meno che non abbia a che vedere con un idraulico’.
‘Dai, e’ la prima volta che succede, non penso ci voglia un idraulico’, sorride incoraggiante cercando di distrarla.
‘Non lo so, non mi sento sicura’.
‘Potremmo semplicemente vedere cosa succede la prossima volta che la usiamo’.
Martina resta pensierosa, poi si riscuote.
‘Va bene, speriamo che mi sia preoccupata per niente. Ci facciamo un po’ di biscotti al miele guardando la TV? Potremmo fare qualcosa di nuovo e vedere Frankenstein Junior...ti va?’
Manuela controlla di nuovo la parte di pavimento che ha appena asciugato. Quando e’ entrata in casa la sua testa vorticava di una serie di pensieri legati allo strano incontro con Glassmoon...o forse sarebbe meglio dire Giorgio, visto che ora la luna di vetro ha un nome e un volto.
‘Senti’, dice improvvisamente, rivolgendosi a Martina, ‘vada per i biscotti al miele, e se proprio mi devo vedere Frankenstein Junior una volta al mese, che sia questa e non pensiamoci più. Ma prima devo andare a recuperare il Bolide. Quando mi hai mandato il messaggio pioveva, non mi sono fidata e l’ho lasciato davanti al bar...ma adesso vorrei andare a riprenderlo...insomma, non si sa mai...’
‘Devi andare lontano? Se vuoi vengo con te...e speriamo che i vigili non ci facciano la multa’.
‘No, ti ringrazio’, risponde Manuela mentre svuota la bacinella piena d’acqua e la ripone al suo posto, ‘non ci metterò molto, cerco un autobus, magari, all’andata. Tu piuttosto, lasciami la mia giusta dose di biscotti’, conclude afferrando cappotto, casco e chiavi quasi di corsa.
‘Faro’ il possibile’.

Una serata come tante. Il buio fuori, le luci vagamente lontane, visibili perchè non c’e’ nebbia, ma fredde. Una luce può essere fredda? La luce non dovrebbe essere sinonimo di calore, e volendo anche di rifugio, di protezione? Giorgio si ricorda di avere letto qualcosa sulle stelle, che quando esauriscono il loro combustibile si spengono e si raffreddano, fino a perdersi nell’immensità dell’universo. Giganti rosse, si chiamano. Si ricorda il nome di una famosa, Antares, nella costellazione dello Scorpione. La sua mente comincia a muoversi fra tutte le conoscenze che ha accumulato in anni di letture. Stelle, astronavi, e più semplicemente viaggi.
I biscotti al miele li manda la mamma di Martina direttamente da Catania, probabilmente temendo che lei si dimentichi delle sue origini e della sua famiglia. Il pensiero e’ molto allettante, ma non ora. E poi il miele le fa venire in mente ricordi legati all’infanzia, le merende della domenica pomeriggio a casa dei nonni, con Radio Maria (mai notato che dovunque tu sia, anche sulla più remota strada di montagna, quando dall’autoradio provengono quasi esclusivamente fischi fastidiosi, quella si sente sempre?) in sottofondo e il senso di sicurezza di avere qualcuno attorno che ti vuole bene. Oppure qualcosa di molto più concreto, come mangiare pane e miele nel cuore della notte dopo avere fatto l’amore, perchè e’ l’unica cosa commestibile che hai in casa e tutti e due muoiono di fame, avvolti nelle coperte e sorridendosi in silenzio.
Manuela scuote la testa per togliersi dalla mente tutti quei ricordi; meccanicamente sale sull’autobus semivuoto, tamburella impaziente sullo schienale del sedile di fronte, scende alla fermata giusta, arriva al Drago Verdi. L’idea del miele però non l’ha abbandonata.

Domani, il lavoro, la metà settimana, tutto disgustosamente come al solito. Oggi, un incontro fugace; di solito non gli importa granchè di quello che pensa la gente, di quali opinioni si possano racchiudere nei cervellini degli altri, tanto più che probabilmente la maggioranza di quelle menti saranno ripiene d’aria, e basta poco per rendersene conto. Quasi gli torna la voglia di uscire, di muoversi, andare dove non importa, e gli torna fuori all’improvviso anche la voglia di fuggire; i soldi li ha, il mezzo pure, perchè no? Amsterdam, Berlino, o la Russia, perchè no? Continua a porsi questa domanda, proponendosi tutta una serie di itinerari, come se stesse diventando un mantra ossessivo. E’ talmente invischiato nei suoi ragionamenti che quasi non lo sente. Il suono del cellulare lo riporta bruscamente con i piedi per terra.
‘Prima sono stata brusca’, recita il messaggio, ‘non volevo, comunque studio scienze della comunicazione. A presto’. Non c’e’ mittente, ma e’ perfettamente chiaro di chi si tratta.
Ha spento il motore appoggiandosi col piede al bordo della strada prima di iniziare a scrivere. L’idea le e’ balenata abbastanza improvvisamente, le sono tornate in mente le sensazioni di angoscia provate mentre guardava verso la campagna, e non si sa come ha associato quelle all’incontro con Giorgio nel pomeriggio. Decide di provare a buttare un sasso, se poi verrà raccolto o no, non dipende più da lei.

Più tardi, dopo i biscotti al miele e quando il film e’ finito, già in pigiama, troppo stanca per riprendere a studiare (e con qualche senso di colpa di troppo), ricontrolla casualmente il cellulare. Che dice: ‘Presto, ad esempio venerdì sera alle 10 nello stesso posto di oggi?’ Manuela ride piano, perchè Martina ha quasi vinto la sua scommessa.

Capitolo di Anna Minguzzi  

Nessun commento:

Posta un commento