martedì 16 febbraio 2021

UNA GIORNATA INIZIATA BENE

La luce del sole filtra prepotentemente dalla finestra attraversando le fessure irregolari della vecchia tapparella di legno e facendo lentamente ritornare Manuela dalle braccia di Morfeo. Dopo essersi rigirata un paio di volte nel letto crogiolandosi nella pigrizia decide di alzarsi e combinare qualcosa portandosi avanti con gli studi, prima però allunga il braccio accendendo la radio sul comodino e pigiando il tasto play del lettore cd che parte a caso diffondendo nell’ambiente un pezzo dei Boogers. Si alza a fatica dal letto, si avvicina alla finestra, alza la tapparella e guarda fuori: è la tipica giornata primaverile con un cielo azzurro intenso, qualche nuvola bianchissima sparsa qua e la e quella fresca brezza mattutina che provoca un piacevole brivido lungo la schiena. Apre la finestra e, ancora in pigiama, chiude gli occhi e si gode il suo piacevole fremito personale cercando di non pensare a nulla, anche se a dire il vero un pensiero fisso ce l’ha: Giorgio. Non sa perché ma le è venuto in mente e non riesce a toglierselo dalla testa. Non lo vede come un possibile ragazzo e non se lo immagina nemmeno come oggetto sessuale, fatto sta che si sente attratta da lui e da quello strano rapporto che si è instaurato tra i due; si sente addirittura più legata a Giorgio che a molta altra gente che conosce da secoli…le piacciono quel suo modo di fare goffo e distaccato che a volte lascia trasparire quanto lui abbia da dare e quanto lui riesca a comunicare con uno sguardo e con quella stretta di mano della sera prima che è ancora molto viva nella sua memoria. 
Mentre Manuela continua a fantasticare ad occhi chiusi vagando con la mente nei meandri dell’identità di Giorgio Martina irrompe nella stanza chiudendo la finestra 
‘beh, buongiorno pazza! Ma sei ammattita a stare in pigiama davanti alla finestra aperta? Vuoi prenderti un malanno e finire l’università tra tre anni?’
Manuela apre gli occhi, li stropiccia con le mani e con voce assonnatissima risponde laconicamente al buongiorno di Martina. 
‘mmmmmmhhhhhh….uffa…’
‘ohè! Abbiamo miss risveglio pesante eh? No…non direi…direi piuttosto che hai passato la notte a disboscare la tua solita foresta amazzonica di seghe mentali. È sempre l’anonimo telefonico? Chi altri?’
‘Ma, ti spiace prepararmi il caffelatte? Almeno mi sveglio e poi parliamo…’
‘guarda che il tuo solito pasto mattutino è già pronto…stavo per venirti a svegliare quando ho sentito la musica che proveniva dalla stanza…a proposito, ancora i Boogers? Va beh che sono amici tuoi, ma non ti sei rotta di sentirli ogni santa mattina?’
‘mmmhhh…no’ risponde sorridendo in maniera maliziosa ‘direi di no. mi mettono di buon umore…e non puoi negarlo nemmeno tu, dopotutto anche se detesti certe cose ammetterai che quella della pizza ti piace un casino…o no?’
‘mannaggia a me e a quando te l’ho confessato. Rinfacciamelo un’altra volta e non ti faccio più ‘pat pat’ sulla testa quando ne hai bisogno…chiaro?’
‘sarà fatto capo! Agli ordini! Telo rinfaccerò prima possibile! A proposito…devo trovare una cassetta, devo farli sentire a Giorgio’.
‘GIORGIO? Chi è Giorgio????’ Martina guarda Manuela con fare a dire poco inquisitorio lanciandole uno sguardo a metà tra il preoccupato e l’incuriosito.
Manuela, con il fare del ladro colto sul fatto, svia il discorso cercando una scappatoia 
‘vado a fare colazione, poi scappo in facoltà’.
‘Manuela. Non farmi girare le palle. Manuela! Vieni qui o ti placco peggio di Ray Mysterio!’ Manuela è fuggita in cucina, si siede al suo solito posto e fissa la tazza di caffelatte come se la soluzione alla sua gaffe dovesse affiorare a momenti dal fondo. Martina arriva in cucina che è una furia. La cosa che la fa arrabbiare di più della sua amica è quando fugge in maniera tanto infantile, come se non avesse il coraggio di affrontare le situazioni in cui si caccia. Manuela la guarda poi con tono quasi supplicante prende la parola.
‘Martina…se io te ne parlo, prometti di non incazzarti?’ l’averla chiamata col nome intero vuol dire che si tratta di una cosa seria. Martina mette da parte la rabbia del momento, le si siede di fronte, tira un sospiro e le prende la mano tra le sue.
‘dai, dimmi…lo sai che non sono un orco e che quando faccio così è perché mi secca che ti infili nei casini…stai tranquilla, dopotutto siamo sempre Ma & Ma, no?’
‘lo so…ma a dire il vero non so nemmeno se definirlo casino…che io non sia normale ne ho avuto la conferma da due giorni…ma ora veramente non so cosa pensare di me e soprattutto di Giorgio’.
‘scusa eh…partiamo dall’inizio. Chi è Giorgio?’
‘l’anonimo telefonico’
‘ah…quindi ha un nome…è ha pure un volto vero?’
‘si, direi proprio di si…’
‘e cosa aspetti a descriverlo? Che arrivi babbo natale?’
‘alto, castano, magro, fuma tabacco, beve whisky e guida un vecchio maggiolino che si chiama Andrea.’ Martina scoppia in una fragorosa risata: mai un tipo del genere potrebbe essere più diverso dalla sua amica Ma…e dalla descrizione deve pure essere un tipo bizzarro.
‘ah, però. Andrea. Ma, scusa, ma tutti gli strani li becchi tu? anche i tuoi due ultimi ex mi pare fossero degli ottimi esemplari da studio…’
‘si, hai ragione…però questo perlomeno mi ha trovata lui…io non ne ho colpa!’
‘cosa? E chi è la pazza che ha accettato di parlarci ed uscirci??? Mia nonna? Dai, su, piantiamola li con il come è nata e racconta…in che casino ti sei cacciata?’
‘ma niente…ci sono uscita un paio di volte, tutto qui…e diciamo che sotto un certo punto di vista, bizzarrie a parte, ci sto bene.’
‘te lo vuoi scopare?’
‘eh? Cosa? No! Non è quello il punto…non mi interessa…mi ci trovo bene…come dire…’
‘a livello mentale?’
‘già’.
‘ma che tipo è questo? voglio dire…è strano…ma non è che rischi a stare sola con lui?’
‘no…non credo. Va bè che non lo conosco, ma non mi sembra cattivo. È solo strano, ha delle idee bizzarre, ma non mi ha mai fatto del male…anzi.’
‘anzi…cosa significa?’
‘uffa…significa che ci sto bene, ci parlo, mi sento a mio agio, tutto li.’
‘uhm…se ti dico di andarci piano e starci attenta ti sembro troppo mamma rompipalle?’
‘direi di si’.
‘ok, allora non te l’ho detto, ma tu lo farai, vero Ma?’
‘ok Ma. Oh cazzo com’è tardi! Volo a lavarmi e corro in facoltà a parlare col professore!’ in tre minuti netti Manuela si veste, vola in bagno, si lava velocemente e si fionda verso la porta. Sta per uscire quando viene afferrata da Martina che l’abbraccia.
‘Manuela mi raccomando…stai attenta.’
‘si. sono matta, ma non scema.’ 
Fuori dal portone Manuela inforca gli occhiali da sole, infila il casco e parte col bolide in direzione della facoltà. La brezza fresca le punge la faccia dandole una sensazione a metà tra il dolore e il piacere; il sole splende e Ma ringrazia il cielo di essersi ricordata gli occhiali scuri, oltretutto è contenta di girare in vespa e viste le belle giornate girare in motorino le fa apprezzare ancora di più il bel tempo e il panorama che la circonda. Dopo un quarto d’ora di strada è arrivata in università, lega il bolide al solito palo malandato che segnala un divieto di sosta e si dirige verso l’ingresso quando in fondo alla via scorge una cosa che la incuriosisce: Andrea. È stranamente lucente e pulito, eppure è lui. 'ma perché Giorgio è venuto fino qui? stai a vedere che studia con me…ma no, mi ha detto che lavora…boh’. Si lancia nel solito gorgo di pensieri cervellotici mentre senza rendersene conto si avvicina ad Andrea. Giunta vicino all’auto si rende presto conto che non è quella del suo strano amico, ma un modello del tutto simile anche se tenuto molto meglio. È lucido e pulito come se fosse nuovo, i cerchi e le cromature della carrozzeria splendono sotto il sole creando un effetto irreale che attira l’attenzione di chiunque passi li vicino…è talmente curato da non sembrare vero. Manuela ci gira intorno e lo osserva bene…è uguale ad Andrea. Tra l’incuriosito e il divertito si allontana dirigendosi verso la facoltà pensando di mandare un messaggio a Giorgio per avvertirlo della cosa, ‘ma non ora però, lo farò più…’ non fa a tempo a terminare il suo pensiero che la sua attenzione viene rapita da un individuo che sembra le stia venendo incontro: alto, imponente, con una camminata solenne e impettita. È un vecchio sui cinquant’anni, ha dei capelli grigi lunghi che gli arrivano alle spalle, la barba incolta grigia anch’essa e ha due occhi azzurri che ricordano da vicino il colore del ghiaccio incastonati in un viso scavato dagli anni e di una carnagione chiara come un foglio di quaderno; dai lineamenti e dal portamento non sembra sia italiano, anzi, non sembra nemmeno sia un abitante della terra. Manuela rallenta il passo e lo segue con lo sguardo ben nascosto dagli occhiali da sole, anche se pare che il vecchio se ne sia accorto e la stia fissando attraverso le lenti. Continua a camminare avvicinandosi a lei, fino a che, giuntole di fronte si ferma e la fissa in silenzio. ‘mio dio quanto è alto questo’ pensa mentre le guance le si imporporano dall’imbarazzo. Non sa cosa dire ne cosa fare, sta andando in panico quando automaticamente le esce dalla bocca un ‘permesso’ che spera risolva la situazione. Il vecchio la fissa e si sposta di lato senza dire una parola. Manuela abbassa la testa e si dirige verso la facoltà quando viene fermata dalla voce dell’uomo:
‘scusa.’
‘…prego?’
‘come va oggi, stellina?’
‘..p-prego?’
il vecchio non dice nulla, le fa un cenno di saluto con la mano, si gira e se ne va. Ma rimane impietrita ed incuriosita dalla cosa, si chiede perché quel vecchio le abbia chiesto una cosa simile per poi andarsene senza aspettare una risposta. Segue l’uomo con lo sguardo e lo vede in lontananza aprire la porta di un’auto e salire, percepisce il rombo sordo del motore appena avviato e vede che la macchina che esce dal parcheggio è il maggiolino che aveva visto poc’anzi. L’auto svolta dirigendosi fuori città scomparendo dalla vista di Manuela assieme a parte dell’accaduto. Sta ancora rimuginando sugli ultimi frammenti dell’accaduto quando lo sguardo le si posa sull’orologio dell’oreficeria a fianco dell’ingresso dell’università: sono le 9,32. ‘mamma com’è tardi!’ fa una breve corsa per raggiungere l’ingresso della facoltà, entra ed estrae il cellulare. Lo sta per spegnere quando vede sul display che le è arrivato un messaggio: Glassmoon, o meglio Giorgio. Appena Manuela legge l’sms rimane turbata: ‘come va oggi, stellina?’ 
‘ma come diavolo faceva a saperlo…’ senza pensarci pigia il tasto dello scorrimento che le permette di visualizzare l’ora dell’invio: le 9,31 ovvero il momento stesso in cui quel bizzarro personaggio le ha rivolto la parola dicendole la stessa cosa. Inizia a tremare dal nervoso, corre in bagno, si lava il viso e poi fugge fuori dall’università rifugiandosi nel parco di fronte; si siede su una panchina, respira profondamente e cerca di calmarsi, dopodiché estrae il cellulare e chiama Martina:
‘Ma, fammi un favore, vienimi a prendere, non mi sento bene.’

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