domenica 17 aprile 2022

ALL WORK AND NO JOY MAKES ALFIO A DULL BOY

26 febbraio


Sono sfinito.
Sto tirando l’una di notte ogni sera e non vedo ancora la fine. Accidenti all’editore e alla sua idea del cazzo di anticipare la presentazione di tre mesi in tempo per il Lucca comics.
Praticamente non faccio altro che disegnare, tolte un paio di pause per doccia, pasti e bagno.
Non ce la faccio più, proprio più.
Disegni, disegni, disegni di un progetto di merda che manco mi piace, tutto strano senza senso, troppo scuro e negativo.
Mi chiedo chi legga una vaccata simile ma, d’altronde, pecunia non ole, io di sicuro non ci spenderò dei soldi.
Basta, cazzo. Sono le due e mezza, vado a dormire.


11 marzo – ore 01:30


Sono passate due settimane e sono messo ancora peggio: sempre più stanco, sempre più insonne e con sempre più lavoro.
Sara è pure a Firenze dai suoi con quella rompicoglioni di sua sorella, e io non ho nemmeno l’alternativa di due chiacchiere ogni tanto.
Dormo poco, lavoro, mangio, vado al cesso, lavoro, torno a dormire.
E via, di nuovo, sempre uguale.
Sto vivendo così da ormai quattro mesi e la situazione, a causa della bella idea dell’editore, è pure precipitata.
Basta, dai, è l’una e mezza. Vado a letto.
‘ma che ti frega, manda tutto in vacca’
Eh? Ho le traveggole o ho sentito una voce nello studio?
Accendo qualsiasi luce, guardo ovunque: nulla.
Perfetto, sono esaurito. Non vado, volo, a letto. Perché sennò qui va veramente tutto in vacca.


11 marzo – ore 04:00


Sono le 4, non riesco a dormire: mi sto rigirando da almeno mezz’ora.
Mi sono alzato già sei volte, ho guardato un horror, le ho provate tutte, pure a fare i conti di casa: niente.
Riprovo a vuotare la mente, a concentrarmi sul buio, sul nulla: forse ce la faccio a prendere sonno.
‘Manda tutto a fare in culo, non è vita questa!’
Di nuovo, dallo studio.
Accendo l’impossibile, controllo: niente.
‘sono le 4 e mezza, due rumene in Tibaldi le trovi. Sei a casa da solo, vai a puttane e divertiti, nessuno lo saprà mai!’
Ma chi cazzo è che par… NO, cazzo, non può essere: Il protagonista delle tavole, quegli obbrobri di merda, una storia tipo Dorian Gray ma molto più scadente, mi sta parlando.
Non è mica il video degli A-ha, non siamo negli anni ’80, non è una favola.
‘vai a divertirti. Sfogati, fottitene delle consegne, bevi, vai a troie, manda a fare in culo l’editore, non vedi che non ti piace questo lavoro?’
Ho le traveggole, sono esaurito, è solo il mio inconscio che vola con la fantasia.
‘inconscio un bel cazzo.’
Eh, allora, chi cazzo saresti tu?
‘Alfio.’
Ma cosa il cazzo.
‘Non è che se hai un nome originale ce lo hai solo te.’
Naaah, io sono stanco, adesso torno subito a letto.
‘Aspetta, cretino. Ma non sei stufo di fare lo schiavo per due spicci e una vita di merda?’
E chi non lo è, dico io.
‘Alfio, te lo dico da Alfio: lo sai cosa non va in vita tua. Fai qualcosa, o finisci male. Hai bisogno di qualche avvertimento?’
Ma sì, dai, mandami un segno, un avviso, una cartella esattoriale... Io intanto vado a dormire eh, che domani ho l’ennesima giornata di merda.
‘Lo hai voluto tu.’


17 marzo – ore 10:00


Sono due giorni che Sara non risponde. Visualizza i messaggi e non chiama: non è da lei.
Io sto lavorando senza sosta e non ho avuto nemmeno il tempo di uscire di casa, magari dovrei andare a farmi due passi, prendere un po’ d’aria.
Mi sa che è meglio, almeno mi ripiglio anche delle allucinazioni degli ultimi giorni. Troppo lavoro…
Non faccio a tempo a varcare la soglia che subito il portinaio rompe i coglioni:
‘Buongiorno, sor Alfio, è arrivata una raccomandata per lei!’
‘Ma io non aspettavo pos… ’ cazzo, una cartella esattoriale. Ma è proprio un periodo di merda, questo!
Non faccio a tempo ad aprire la busta che mi chiama Sara:
‘Oi, scusa, ma sono incasinata, Chiara si è lasciata col ragazzo ed è inconsolabile.’
‘Sì, ma potevi rispondere un attimo, un messaggio, almeno. Mi sono preoccupato.’
‘Mi liberavo tardi, e sai com’è fatta lei.’
Lo so, purtroppo, lo so: logorroica oltremodo e nottambula, in questo periodo proprio quello che ci vuole per farmi sentire solo. Parlo con Sara qualche minuto, non le dico che sono esaurito sennò si sente in colpa, poi riattacco.
Arrivo all’edicola, sto per prendere la gazza ma vengo distratto dal fumetto di cui sto disegnando il seguito: in copertina il protagonista mi fissa con uno sguardo torvo, e il titolo dell’albo è quantomeno indicativo: ‘Ti basta come avvertimento, Alfio?’
Prendo in mano il fumetto, lo sfoglio e la storia è il mio protagonista che interagisce con il disegnatore: me.
Non è possibile, è uno scherzo. Guardo gli altri numeri, tutti uguali. Vado a un’altra edicola per controllare: tutti uguali.
Compro una copia senza nemmeno pensarci, volo a casa, mi siedo in studio, sfoglio il numero: è la storia molto fedele presa da quando i disegni hanno iniziato a parlarmi. Quell’ Alfio Gray di merda che mi sta tirando scemo e mi dice di godermela, di ribellarmi, licenziarmi, vivere altrove.
E ci sono pure i disegni di quello che potrei fare, che più espliciti non si può.
BASTA!
Tiro in un angolo il fumetto, mi devo prendere qualcosa per rilassarmi. Mi verso un goccio di Stroh, ho bisogno di qualcosa di forte, non importa se sono le 11 di mattina, ma tutto questo è troppo, decisamente troppo.


17 marzo – ore 17:00


Mi sveglio dopo non so quanto grazie al telefono che squilla. Non so che ore sono, non ho ancora guardato l’orologio. Mi accingo a rispondere, ma quando raggiungo il ricevitore hanno già messo giù.
Sailcazzo chi era.
Chiamo Sara, suona libero ma non risponde nessuno.
Giornataccia, oggi.
‘Ehi!’
Eh?
‘Eri distrutto, accasciato sul tavolo dello studio, ti ho lasciato dormire. Mio dio, sei uno straccio.’
La abbraccio. Non le dico nulla perché, onestamente, non so nemmeno cosa dirle, anzi sì.
‘Senti, mancano un paio di giorni alla consegna, se poi andassimo via? Almeno riprendiamo fiato e ci rilassiamo, è stato un bel periodo pesante’
‘Ma sì, finisci la storia, consegna, vai alla cena e poi andiamo via.’
‘La cena?’
‘Quella a Trento, mi hai chiamato ieri verso mezzanotte.’
‘Io?’
‘Sì, mi hai detto che ti hanno invitato a una cena di Alfio e che vuoi andarci. Non è da te, ma io che devo farci? Divertiti! Io ne approfitterò per andare dai miei con Chiara.’
‘Te l’ho detto io?’
‘Sì, tutto concitato! Beh, buona serata!’
 Rimango di stucco. Non so cosa pensare, cosa dire. Che cena? Quando? Che faccio?
Ritorno in studio, e sul tavolo trovo l’appunto: ’4 aprile: Ristorante Alfio, Via Giuseppe Mazzini, 12, SS45bis, 7/a, 38074 Dro - Trento.’
Ho ancora qualche giorno per capirci di più e non andare anche se, ammetto, vorrei sapere chi ha chiamato Sara, chi ha organizzato questo scherzo beffardo e perché. E purtroppo mi rendo conto che solo andando fin lì potrei avere delle risposte.


28 marzo – ore 11:00


Finalmente posso tirare il fiato: consegna fatta, inizio a dormire, e sono molto più calmo.
È stato pesantissimo, un periodo che non auguro a nessuno. Insonnia, allucinazioni, arrivare a pensare che ci fosse un fumetto soprannaturale in edicola con la mia storia, poi… E invece con la calma e un po’ di relax vieni a scoprire che hai comprato una ristampa di un Dylan Dog credendo chissà che.
Meglio così, dai, tra tre giorni vado in Piemonte con Sara e la Zoe e tra cibo, buon vino e campagna ci rilassiamo.
Squilla il telefono, numero sconosciuto, chi cazzo è.
‘Signor Alfio?’
‘Si, sono io.’
‘Buongiorno, è il Ristorante Alfio di Dro. Telefonavamo per avere conferma per la cena del 4; abbiamo prenotato la sala come da lei richiesto, e il menù da lei richiesto.’
Ma come, io non ho fatto nulla, non sono mica stato io. Confermare cosa, poi? Adesso annullo tutto.
‘Pronto, mi sente?’
‘Sì, certo scusi, ero sovrappensiero. Certo, certo, confermo tutto, ci vediamo il 4 aprile, Buona Giornata.’

Il seguito lo potete trovare qui

Nessun commento:

Posta un commento